Ormai è chiaro a tutti, Signori o servitori: nessuno ha più alcun dubbio! E’ a tavola che si mostra agli altri quanto si vale, o meglio, di quanto si dispone.
Dal cibo che viene offerto ai commensali è facile capire a quale lignaggio appartenga una casata. Non per nulla, durante i banchetti si sfoggiano pietanze, ricette e anche ingredienti che non solo fanno conoscere gusti esotici ricercati e nuovi, ma che nascondono un segreto: il potere del padrone del Palazzo.
E must have, ultima tendenza dei banchetti, dagli Sforza ai Medici, dai Gonzaga agli Este, fino anche ai Pontefici, è avere un “consulente gastronomico delle feste” capace di portare già con il solo suo nome, stupore, meraviglia e, perché no, un pizzico di invidia. L’accoglienza diventa un’arte vera e propria. Pittori e uomini d’arte dettano una nuova moda basata sull’ordine e la geometria e sull’uso di raffinate ceramiche, di lavorati vetri, di preziose “posaterie” e lucerne. Le pietanze, che richiedono elaborate preparazioni, fortemente speziate e spesso dolcificate, vengono presentate rispettando i criteri della raffinatezza e dell’eleganza: con il cibo sono a fianco di “chef” negli eventi mondani più esclusivi .
Ed è proprio su questa linea, secondo cui l’apparire diventa un’arma politica per manifestare potere e reclamare onore, che, per ricevere il nuovo dominatore Carlo VIII di Valois e il suo esercito, Pietro de’Medici conferisce il prestigioso incarico a Pietro Vannucci. Il maestro non delude. Realizza nella sua bottega, grazie anche agli allievi, decori trionfali , ornati di foglie e fiori, li fa disporre per tutta la città. Si deve stupire e far di Firenze una città che, superba, si mostra magnifica anche quando abbassa il capo davanti al nuovo re.