IV A Magione 2023-2024

Vita da fabbro: intervista ad Adriano Mencaroni.

Prosegue il nostro viaggio nei mestieri di una volta. Dopo aver indagato sulla figura del mugnaio, adesso è il turno del fabbro. Questa volta, a riportarci indietro nel tempo, ci ha pensato il Sig. Adriano Mencaroni, vigile del fuoco in pensione con la passione per la lavorazione del ferro battuto. Ci accoglie con la sua famiglia nella piccola “bottega” sotto casa. E’ prontissimo a mostrarci come si forgia il ferro, ma anche emozionato, di ricevere le nostre domande… Sig. Adriano, da quanto tempo pratica questo lavoro? Mattia “Facevo totalmente un altro mestiere, quarant’anni di vigile del fuoco, questa è una passione che ho da quando sono pensionato, saranno sei o sette anni”. Chi le ha insegnato? Stefy “Da ragazzino lavoravo alla S.A.I. di Passignano che era una grande fabbrica, però non si forgiava il ferro. E’ una passione che mi è venuta e piano piano ho imparato da solo…tanti pezzi non mi sono venuti bene e li ho buttati via…”. Come si svolge il lavoro del fabbro? Francesco “Qualcuno gli deve fare un ordine, ad esempio un cancello, poi partendo da un disegno, si tagliano i pezzi, si lavorano e si battono…” Che tipo di ferro usa per i suoi lavori? Emilian “Normalmente uso il ferro quadro, tondo o piatto”. Lavora altri metalli oltre al ferro? Pietro “Sì, qualche volta il rame o anche l’ottone”. Quali sono gli aspetti che preferisce di questo lavoro? Paola “Sicuramente batterlo e modellarlo”. Qual e’ la cosa piu’ faticosa di questo lavoro? Gabriele “Probabilmente l’estate perché si sta davanti al fuoco e quindi fa tanto caldo”. Quali caratteristiche si devono avere per fare il fabbro? Davide B. “Ci vuole tanta buona volontà, come per tutte le cose”. Come fa a fare indurire il ferro? Michelangelo “Ah, bella domanda, interessante! Allora, sapete che esiste il ferro ma anche l’acciaio. Dopo aver battuto il ferro caldo, si immerge nell’acqua che crea uno shock al metallo, lo indurisce facendolo diventare acciaio. A volte si usa anche l’olio”. Quanto si deve essere forti per fare il fabbro? Davide S. “Mah, non più di tanto, non è che dobbiamo essere come Maciste”. Qual e’ la cosa che le piace piu’ fare con il ferro? Nancy “In questo ultimo periodo mi sono focalizzato su determinati lavori, ad esempio delle rose, dei portachiavi ed altri oggetti decorativi…” Ha mai rischiato di farsi molto male? Razan “Sì, tantissime volte! Infatti porto sempre i guanti perché il ferro… brucia!”. Perché ha scelto questo hobby? Bianca “Perchè mi piaceva”. Fare il pompiere l’ha aiutata in questa passione? Walid “Bella la domanda! Allora, ai miei tempi, circa cinquant’anni fa, per fare il vigile del fuoco, oltre al concorso, serviva un mestiere ed io ho concorso da aggiustatore meccanico”. https://www.youtube.com/watch?v=12sX3W459LI Un ringraziamento speciale alla famiglia Mencaroni che ci ha accolti con gioia e gentilezza.

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Nozze al veleno? Lo strano caso del cassone da viaggio.

In un boschetto nelle vicinanze di Perugia, è stato rinvenuto un piccolo cassone nuziale. Il ritrovamento è stato fatto dal pastore Bartolomeo mentre portava al pascolo il suo gregge. A chi sarà appartenuto il prezioso scrigno? Perché sarà stato abbandonato lì? Come sappiamo, nel cassone nuziale veniva riposta la dote della sposa. Secondo la tradizione, durante il corteo nuziale, erano i servitori a trasportare i cassoni alla nuova casa della sposa dove venivano aperti affinché gli invitati potessero vederne e giudicarne il contenuto. Ovviamente, più la famiglia della sposa era ricca e importante, più i cassoni erano decorati, intagliati, dorati e dipinti. I legni usati erano il ciliegio, il pioppo o il noce. All’interno si utilizzava tessuto o il cuoio per foderarli. Le decorazioni esterne, invece, erano a carattere profano, con soggetti mitologici o storici, scene d’amore … Bartolomeo sostiene che, a colpo d’occhio, la sposa non apparteneva ad una famiglia nobile dato che il cassone ritrovato era di cuoio con semplici decori floreali blu. Questo dettaglio riferito da Bartolomeo fa pensare al simbolo della casata dei De Giangis, mercanti originari della zona di Camerino. In effetti una giovane fanciulla di questa casata, Dama Beatrice, era stata promessa in sposa al figlio di un noto mercante di Monte Sperello. Questo potrebbe risolvere il mistero sull’appartenenza del piccolo bauletto. All’interno vi erano custoditi alcuni gioielli, abiti, stoffe preziose, biancheria per la casa, profumi orientali e numerose ampolle. Bartolomeo racconta che l’oggetto che maggiormente ha stuzzicato la sua curiosità è stata una piccola ampolla contenente il letale veleno della zona noto come “Acquetta Perugina”1 . Molto probabilmente, il cassone era stato abbandonato e nascosto da alcuni briganti che avevano assaltato la carrozza della dama perché si sentivano braccati. Il pastore ha consegnato la refurtiva alle autorità che indagheranno sulla vicenda. Le domande a cui dovranno rispondere gli organi competenti, in seguito al misterioso ritrovamento sono: che fine ha fatto Dama Beatrice? Perché non ha denunciato lei stessa il furto del prezioso scrigno? Ma soprattutto, cosa ci faceva una giovane Dama, in procinto di maritarsi, del letale veleno? I lettori dovranno attendere il termine delle indagini per avere risposte a questi molteplici e interessanti interrogativi. 1 Acquetta perugina, veleno inodore, insapore, incolore ed atrocemente letale. Alcuni ipotizzano fosse un cocktail di acqua, arsenico, piombo, antimonio e spremitura di bacche di belladonna.

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Crisi al mulino: rischio aumento del prezzo della farina e tensioni sociali.

Si è da poco conclusa la violenta “Guerra del sale” e di nuovo il malcontento dilaga tra la popolazione perugina. Una nuova crisi si affaccia all’orizzonte, al mulino del signor Dante il grano scarseggia, ma quale sarà il motivo ? Secondo alcuni tutto è iniziato con la “febbre felina” che ha sterminato quasi tutti i gatti, tra i quali quello del mugnaio. A seguito di ciò sembra esserci stata un’invasione di topi che giustificherebbe l’aumento del prezzo della farina. Il rischio reale è che possano verificarsi speculazioni prendendo come scusa l’assalto dei topi. –La colpa non è mia! – dichiara il signor Dante – quei maledetti topastri si sono introdotti al mulino di notte, quando non potevo controllare ed hanno approfittato del malessere del mio povero gatto. Sono stato costretto ad aumentare il prezzo della farina, perché il grano è poco e la richiesta è tanta…– continua Dante. – Se continuiamo così … moriremo tutti di fame! – interviene il contadino Teobaldo – Come faremo a sfamare i nostri figli? – dice Bernardo il ciabattino. Il timore è quello di una reazione a catena che alimenterebbe le tensioni sociali, una vera e propria emergenza che, ovviamente, finirebbe per travolgere tutta la città e le zone limitrofe. Le autorità competenti svolgeranno un’indagine approfondita per verificare se i topi sono entrati realmente o è stata una truffa escogitata dal mugnaio Dante.

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