V A Villa -Soccorso A.S. 2022/2023

Racconto autobiografico Barbiere, metà Dottore

Barbiere, metà Dottore Prendersi cura dei capelli è da sempre un’attività fondamentale per l’uomo. La storia del lavoro di parrucchiere è infatti piuttosto lunga: per voi le abbiamo dato una spuntatina, senza tralasciare le curiosità più interessanti. Scopritele con noi! Intervista al Sig. Mirko Pompei Grazie ai racconti del Sig. Mirko, che in passato ha svolto questo mestiere, abbiamo potuto conoscere da vicino in cosa consisteva il lavoro barbiere, figura molto importante nel 500. Gli alunni della classe VA, ancora una volta, hanno assunto il ruolo di piccoli giornalisti e hanno condotto con professionalità l’intervista al Sig. Mirko che, con gentilezza e un pizzico di emozione, ha risposto prontamente a tutte le loro domande. Sig. Mirko come si svolgeva la giornata di un barbiere? ( Martina P.- Nicolò P.) La giornata di un barbiere era molto impegnativa non perchè c’erano molti clienti ma perchè doveva tagliare i capelli con delle lame e non con le forbici e doveva essere concentrato nel suo lavoro altrimenti rischiava di ferire la persona. Il barbiere si svegliava la mattina presto, raggiungeva la sua bottega e iniziava ad accogliere i suoi clienti fino a tarda sera. Quali strumenti utilizzava? ( Asia F. – Vittoria F.) Il barbiere, per svolgere il suo mestiere, utilizzava oltre che gli strumenti per la rasatura anche quelli per “operare”. Gli strumenti erano molto simili ai nostri ed erano fatti di diversi materiali: legno, rame oppure ferro. Le lame venivano fatte di rame o pietra ed erano utilizzate come un rasoio. Le forbici venivano usate molto raramente e il pettine era fatto in rame o in osso.   Come si vestiva? (Christian C. – Mirko F.) Indossava dei  tuniconi bianchi in lino grezzo e dei manicotti per ricoprire le mani. E le parrucchiere esistevano? ( Mia T. – Yousef. B.) Sicuramente esistevano, ma le donne abitualmente si tagliavano i capelli in casa da sole. Il mestiere del barbiere poteva venire svolto da tutti? ( Diletta T. – Matilde R.) Il mestiere del barbiere sicuramente si tramandava di padre in figlio, già da ragazzi si iniziava questo lavoro. Come veniva pagato il barbiere? ( Raissa M. – Martina L.) Chi aveva piccoli denari pagava in monete, altrimenti si usava lo scambio in alimenti o in prestazioni: il paziente ad esempio portava una capra, una gallina oppure un falegname poteva ricambiare  con lavori artigianali. Quando è nato il mestiere del barbiere? ( Marta L. R. – Giacomo) Il barbiere è un mestiere antichissimo, risale al 3.500 a. C. I primi negozi di barbieri vennero ideati  dagli antichi greci. I rasoi più antichi risalgono al tempo degli Egizi. Perchè il barbiere veniva chiamato anche “Dottore?”( Federico P. ) Durante il medioevo avvenne una rivoluzione: in Europa si diffuse infatti la pratica dei barbieri-chirurghi. Oltre ad occuparsi dei capelli, i barbieri potevano curare anche mali minori ed effettuare pratiche come i salassi.   Ma allora…era pericoloso questo mestiere? ( Vittoria V.) Se doveva tagliare solo i capelli no, ma se doveva effettuare un’estrazione di un dente si, in quell’epoca non esistevano nè protezioni nè disinfettanti. La bottega del barbiere aveva un’insegna? ( Amelia G.)Come vi ho raccontato, in origine il Barbiere non svolgeva semplicemente le attività di taglio e rasatura. Era una sorta di medico: si occupava di estrazioni dentali, suture e, in particolar modo, di salassi e flebotomie. Era quindi importante che i malati e i viaggiatori riconoscessero immediatamente l’insegna, che rappresentava bende impregnate di sangue. È qui infatti che comincia la curiosa storia dell’insegna per barbieri: quell’asta più o meno lunga con un pomo di bronzo all’estremità e una spirale di strisce bianche e rosse che ne percorre la lunghezza. Ecco il perché della forma: l’asta rimandava al palo che veniva dato da stringere al paziente durante il salasso, in  modo che il braccio restasse orizzontale e le vene risultassero ben visibili. Il pomo in bronzo all’estremità aveva la forma del vaso in cui il sangue si raccoglieva, mentre le strisce rosse simboleggiavano le garze insanguinate il blu, le vene e il bianco il panno per il paziente.  Lo sappiamo, non è una storia molto fashion: per arrivare alla figura del parrucchiere come la intendiamo noi oggi dobbiamo aspettare ancora un po’!!! Facciamo un salto indietro… Prima di condurre l’intervista al Sig. Mirko abbiamo fatto visita alla redazione del Corriere dell’Umbria per conoscere come si realizza un giornale e scoprire tutti i segreti del mestiere del giornalista. Un ringraziamento speciale al Sig. Mirko Pompei e alla Sig. Stefania Sepiacci per la disponibilità con cui hanno risposto alle nostre curiosità. Ringraziamo anche la redazione del Corriere Dell’Umbria per averci accolto e guidato alla scoperta del mondo del giornalismo, in particolare al Sig. Fedeli ed al Direttore, il Sig. Sergio Casagrande. Classe VA Villa-Soccorso Yousef Christian Vittoria F. Mirko Asia Amelia Giacomo Marina L. Raissa Martina P. Federico Nicolò Marta Matilde Mia Diletta Vittoria V.  

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Intervista al Perugino: racconto della giornata di un pittore

In una straordinaria avventura vissuta dalla classe V A, si sono rivelatele vicende di un pittore del Cinquecento, giungendo fino ai nostri giorni con notizie inattese. I fanciulli, come per incanto, furon trasportati in un vortice temporale che li condusse al cospetto del Divino Pittore, noto anche come Perugino. In uno scenario senza pari, ebbero l’incredibile opportunità di confrontarsi direttamente con il celebre artista. Ciò che ne derivò fu un’intervista memorabile, in grado di svelare i dettagli della vita di un genio dell’arte di quell’epoca lontana.

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Terminati i lavori alla Sala del Nobile Collegio del Cambio di Perugia

Perugia 1500 – Il maestro Pietro Vannucci, dopo più di quattro anni di lavoro, svolto insieme agli allievi della famosa Bottega di Perugia, ha terminato la decorazione della sala del Nobile Collegio del Cambio, con un ciclo di affreschi destinato a lasciare un segno di splendore nel tempo. Chiediamo un commento, sul suo modo di lavorare, direttamente al Divin Pittore “ Da anni ho consolidato la tecnica, da tutti ritenuta rivoluzionaria , di scomporre in “piattaforme girevoli” i cartoni, in modo da permettere di lavorarci a più mani contemporaneamente. Perché ciò sia possibile occorre una precisa applicazione dei cartoni preparati a spolvero. Tutto deve essere organizzato nei minimi particolare, solo il paesaggio viene lasciato fuori”. Una mente sicuramente organizzata, capace di pianificare le giornate lavorative nei minimi dettagli, ha reso il Perugino un pittore di fama diffusa: da Milano e Venezia a Roma e Napoli piovono commissioni di opere importanti al Maestro divenuto exemplum per i più illustri ingegni. L’arte del Cambio, la più potente insieme a quella della Mercanzia, garantisce la corretta commutazione del denaro e pronuncia sentenze in materia, svolgendo la funzione anche di tribunale. La sua sede, magistralmente decorata, viene oggi firmata dal Maestro con il proprio autoritratto, non si può dire che il Perugino “non ci abbia messo la faccia”. https://youtu.be/nSnt5fiZY8chttps://youtu.be/o8AbmoRmCac Che mi passa per la testa?   Pietro Vannucci, detto il Perugino, è uno degli artisti più studiati al mondo. Non poteva essere altrimenti, i suoi colori e la loro liricità, i suoi volti eterei e veri, la sua luce genuina sono stati fattori che hanno segnato in modo indelebile la Storia dell’Arte italiana e mondiale. Non possiamo non parlarne, soprattutto noi umbri. Perugino ha esaltato la nostra, e la sua, terra in ogni singolo quadro: i puri scorci collinari, le prospettive aere sul verde splendente…sono il risultato di un raffinato e profondo legame tra il pittore e la natura che lo ha circondato sin dalla nascita. L’inverno scorso, la cooperativa Sistema Museo con cui lavoro, ha instaurato una collaborazione progettuale con le scuole del territorio al fine di avvicinare i bambini e i ragazzi alla personalità di Perugino e alle sue opere. Il progetto si chiamava “500% Perugino Learning” organizzato in occasione dei cinquecento anni dalla morte dell’artista. Io ho ricevuto l’incarico di operare in alcune classi di Perugia e del Circolo Didattico di Magione. Avevo già avuto modo di relazionarmi con i bambini e i ragazzi all’interno della Galleria Nazionale dell’Umbria cercando di suscitare curiosità e meraviglia accompagnandoli alla scoperta delle opere esposte. Diversa era la dimensione dell’aula scolastica che poneva nuove domande nella mia mente. La risposta ad esse avrebbe reso proficuo e indimenticabile il mio intervento. Superare la porta di quelle stanze non come studentessa ma come “esperta” mi fece battere forte il cuore. Emozionata, fremente di nostalgia, felice… L’impatto per me fu forte: anni prima, c’ero io dietro quei banchi ad ascoltare le insegnati o gli esperti, a stupirmi piacevolmente delle loro parole. Stare dall’altra parte, è veramente difficile: ci vuole passione, energia, grinta e tanto amore per la conoscenza e la sua diffusione. Pensai “ È un’ora tutta per questi bambini…e per me. Devo godermela, farli stupire. Io so cosa si prova stando dietro quei piccoli banchi”. I bambini che incontrai, furono una gioia. Sprigionavano curiosità da tutti i pori, erano affascinati, felici e vogliosi di comprendere appieno quello che stavo dicendo. Provai felicità a rispondere alle loro domande estremamente precise ed intelligenti. Io non ero più “l’esperta”, ma ero semplicemente Sofia: parlavo con loro e con le insegnanti in modo sereno ed appassionato. Quando vedevo le mani alzarsi sentivo il cuore battere forte perché so cosa vuol dire quella mano che punta al soffitto: volontà di andare a fondo, di comprendere maggiormente cosa è stato detto ma anche sentire l’urgenza di esprimere il proprio pensiero. In quelle classi, ho trovato dei bambini meravigliosi e meravigliati. Vederli provare quella curiosità, quella volontà di andare oltre ciò che è stato sempre detto e scritto nei libri di Storia dell’Arte già alla loro età, mi ha dato speranza. Ognuno di loro, ogni bambino in generale, è una luce viva che va coltivata ed incentivata a splendere sempre di più. Quegli alunni, mi hanno piacevolmente illuminato la mente e il cuore. Ho avuto la possibilità di rivivere pienamente quelle emozioni che provavo entrando per quella stessa porta quando avevo la loro età. Uscita dalla scuola, ero leggera, sentivo di aver imparato qualcosa da quei bambini ovvero non smettere di stupirsi. L’esperienza si è conclusa con la visita alla mostra dedicata a Perugino allestita all’interno Galleria Nazionale dell’Umbria. Ero quasi commossa: quelle luci brillavano ancora più forte, vibravano davanti alle varie opere. Percepivano l’impegno e la fatica provata da ogni artista nel cercare la miglior tonalità di colore, la giusta luminosità, la perfetta coralità della composizione. Mi sono divertita ed emozionata con loro. Ogni parola espressa dai bambini e dalle insegnanti ha rafforzato in me la volontà di studiare, di andare sempre a fondo nella storia delle opere e degli artisti. Concludo dicendo un grazie ai bambini e alle insegnanti che ogni giorno, con passione e amore incoraggiano ogni studente a brillare. Continuate ad illuminare il mondo. Sofia Brogioni Addetta Visite Guidate Sistema Museo

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