Cambio e mercato

Pittura o scultura: chi vincerà?

La diatriba tra la scultura e la pittura è un tema molto dibattuto al dì di oggi. Molti artisti si chiedono quale delle due sia la migliore. Tuttavia, non esiste una risposta univoca a questa domanda. Sia la scultura che la pittura hanno i loro pregi e difetti. Il Divin Pttore Perugino: Pietro Vannucci e Michelangelo scultore, sono due artisti molto importanti che contribuiscono in modo significativo alla nostra storia dell’arte. Perugino crea opere d’arte caratterizzate da una grande eleganza e raffinatezza. Le sue opere sono influenzate dalla pittura fiamminga e dalla pittura veneziana. Michelangelo, d’altra parte, realizza opere d’arte caratterizzate da una grande forza espressiva e da una grande maestria tecnica. Le sue opere sono influenzate dalla scultura greca antica. In generale, la scultura è un’arte che richiede una grande abilità tecnica e una grande conoscenza dell’anatomia umana. La pittura, d’altra parte, è un’arte che richiede una grande abilità tecnica e una grande conoscenza della prospettiva e della luce. In conclusione, sia la scultura che la pittura sono arti meravigliose che contribuiscono in modo significativo alla storia dell’arte pertanto si rende noto che, non sapendo come risolvere la suddetta diatriba tra codeste nobili arti e che ormai da lungo tempo agita le anime di signori esperti e dame sensibili alla bellezza dell’opera d’arte, siam giunti a scrivere per invitare chiunque a una partita a scacchi che si svolgerà il 21 febbraio anno 1508 nel Castello di Agello dove la scultura e la pittura, che sono le due contendenti, si sfideranno in un duello coinvolgente. Finalmente si deciderà quale tra le due arti è la migliore! Si invita dunque, chiunque sappia giocare a scacchi, a dare la soluzione della partita dichiarando quale delle due arti preferisce e a far sentire la sua voce, senza frenesia. L’arte che avrà più sostenitori che risolvono la partita sarà la vincitrice, lo giuro e la sua bellezza sarà infinita. La scultura e la pittura sono due arti così elevate che scegliere tra loro è impossibile ma la partita metterà fine al loro dibattito. Che vinca la migliore arte, che la bellezza trionfi e la partita sia un successo! Dopo aver osservato la foto della partita in corso, cliccando sul seguente link Lor Signori, indichino le ultime tre mosse risolvendo la partita e dichiarino il loro amore per l’una o l’altra arte! Un ringraziamento speciale al pittore Mario Ortolani e allo scultore Sestilio Burattini per aver condiviso il loro amore per l’arte con i bambini. https://youtu.be/uZfeGWr1-eM

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Racconto autobiografico Barbiere, metà Dottore

Barbiere, metà Dottore Prendersi cura dei capelli è da sempre un’attività fondamentale per l’uomo. La storia del lavoro di parrucchiere è infatti piuttosto lunga: per voi le abbiamo dato una spuntatina, senza tralasciare le curiosità più interessanti. Scopritele con noi! Intervista al Sig. Mirko Pompei Grazie ai racconti del Sig. Mirko, che in passato ha svolto questo mestiere, abbiamo potuto conoscere da vicino in cosa consisteva il lavoro barbiere, figura molto importante nel 500. Gli alunni della classe VA, ancora una volta, hanno assunto il ruolo di piccoli giornalisti e hanno condotto con professionalità l’intervista al Sig. Mirko che, con gentilezza e un pizzico di emozione, ha risposto prontamente a tutte le loro domande. Sig. Mirko come si svolgeva la giornata di un barbiere? ( Martina P.- Nicolò P.) La giornata di un barbiere era molto impegnativa non perchè c’erano molti clienti ma perchè doveva tagliare i capelli con delle lame e non con le forbici e doveva essere concentrato nel suo lavoro altrimenti rischiava di ferire la persona. Il barbiere si svegliava la mattina presto, raggiungeva la sua bottega e iniziava ad accogliere i suoi clienti fino a tarda sera. Quali strumenti utilizzava? ( Asia F. – Vittoria F.) Il barbiere, per svolgere il suo mestiere, utilizzava oltre che gli strumenti per la rasatura anche quelli per “operare”. Gli strumenti erano molto simili ai nostri ed erano fatti di diversi materiali: legno, rame oppure ferro. Le lame venivano fatte di rame o pietra ed erano utilizzate come un rasoio. Le forbici venivano usate molto raramente e il pettine era fatto in rame o in osso.   Come si vestiva? (Christian C. – Mirko F.) Indossava dei  tuniconi bianchi in lino grezzo e dei manicotti per ricoprire le mani. E le parrucchiere esistevano? ( Mia T. – Yousef. B.) Sicuramente esistevano, ma le donne abitualmente si tagliavano i capelli in casa da sole. Il mestiere del barbiere poteva venire svolto da tutti? ( Diletta T. – Matilde R.) Il mestiere del barbiere sicuramente si tramandava di padre in figlio, già da ragazzi si iniziava questo lavoro. Come veniva pagato il barbiere? ( Raissa M. – Martina L.) Chi aveva piccoli denari pagava in monete, altrimenti si usava lo scambio in alimenti o in prestazioni: il paziente ad esempio portava una capra, una gallina oppure un falegname poteva ricambiare  con lavori artigianali. Quando è nato il mestiere del barbiere? ( Marta L. R. – Giacomo) Il barbiere è un mestiere antichissimo, risale al 3.500 a. C. I primi negozi di barbieri vennero ideati  dagli antichi greci. I rasoi più antichi risalgono al tempo degli Egizi. Perchè il barbiere veniva chiamato anche “Dottore?”( Federico P. ) Durante il medioevo avvenne una rivoluzione: in Europa si diffuse infatti la pratica dei barbieri-chirurghi. Oltre ad occuparsi dei capelli, i barbieri potevano curare anche mali minori ed effettuare pratiche come i salassi.   Ma allora…era pericoloso questo mestiere? ( Vittoria V.) Se doveva tagliare solo i capelli no, ma se doveva effettuare un’estrazione di un dente si, in quell’epoca non esistevano nè protezioni nè disinfettanti. La bottega del barbiere aveva un’insegna? ( Amelia G.)Come vi ho raccontato, in origine il Barbiere non svolgeva semplicemente le attività di taglio e rasatura. Era una sorta di medico: si occupava di estrazioni dentali, suture e, in particolar modo, di salassi e flebotomie. Era quindi importante che i malati e i viaggiatori riconoscessero immediatamente l’insegna, che rappresentava bende impregnate di sangue. È qui infatti che comincia la curiosa storia dell’insegna per barbieri: quell’asta più o meno lunga con un pomo di bronzo all’estremità e una spirale di strisce bianche e rosse che ne percorre la lunghezza. Ecco il perché della forma: l’asta rimandava al palo che veniva dato da stringere al paziente durante il salasso, in  modo che il braccio restasse orizzontale e le vene risultassero ben visibili. Il pomo in bronzo all’estremità aveva la forma del vaso in cui il sangue si raccoglieva, mentre le strisce rosse simboleggiavano le garze insanguinate il blu, le vene e il bianco il panno per il paziente.  Lo sappiamo, non è una storia molto fashion: per arrivare alla figura del parrucchiere come la intendiamo noi oggi dobbiamo aspettare ancora un po’!!! Facciamo un salto indietro… Prima di condurre l’intervista al Sig. Mirko abbiamo fatto visita alla redazione del Corriere dell’Umbria per conoscere come si realizza un giornale e scoprire tutti i segreti del mestiere del giornalista. Un ringraziamento speciale al Sig. Mirko Pompei e alla Sig. Stefania Sepiacci per la disponibilità con cui hanno risposto alle nostre curiosità. Ringraziamo anche la redazione del Corriere Dell’Umbria per averci accolto e guidato alla scoperta del mondo del giornalismo, in particolare al Sig. Fedeli ed al Direttore, il Sig. Sergio Casagrande. Classe VA Villa-Soccorso Yousef Christian Vittoria F. Mirko Asia Amelia Giacomo Marina L. Raissa Martina P. Federico Nicolò Marta Matilde Mia Diletta Vittoria V.  

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Vita da pescatore: intervista al Presidente della Cooperativa Pescatori del Trasimeno, Aurelio Cocchini.

Quando è nata la Cooperativa Pescatori del Trasimeno e perché?            <<La Cooperativa Pescatori del Trasimeno fu costituita il 23 settembre 1928 con l’obiettivo di migliorare le condizioni economiche e la qualità della vita dei suoi soci. Ha quasi cent’anni>>.  Oggi quanti svolgono questa professione? <<A San Feliciano, i pescatori professionisti sono circa una trentina. La pesca è stata sempre parte integrante della vita sulle sponde del lago e di conseguenza anche i pescatori sono stati i protagonisti del Trasimeno>>.  Com’ è la vita del pescatore?                                                                              <<È una vita all’aria aperta, una vita di scelte fatte in libertà poichè quotidianamente il pescatore decide dove andare a mettere le reti, che tipo di pesca svolgere e soprattutto è piena di incertezze>>.  Come si svolge il suo lavoro?                                                                          <<Inizia il mattino molto presto, quando ancora è buio e stende le reti in acqua. Poi appena sorge il sole comincia a ritirare le reti in barca perché il lavoro è molto lungo e deve essere fatto con il fresco per impedire che il pesce si deteriori>>.  Com’è la tecnica di pesca?                                                                                    <<È una tecnica sostenibile, non invasiva. È millenaria perché noi facciamo le stesse cose che si facevano al tempo degli Etruschi. Stendiamo una rete passiva e aspettiamo che il pesce ci si infili dentro>>.  Quali sono i mezzi usati dai pescatori?                                                                  <<Per fare questo tipo di pesca usiamo dei mezzi storici, barche slanciate, piatte e dotate di grande manovrabilità per poter mettere le reti anche vicino alla costa>>.  Quali specie di pesci si trovano al Trasimeno?                                                     <<Nel lago Trasimeno abbiamo le specie di pesce d’acqua dolce che in genere si trovano nei laghi italiani: il persico reale, il persico trota, la carpa regina, la tinca, l’anguilla, il luccio. Si pescano anche latterini e carassio>>.  Quali sono i pesci che attualmente vengono maggiormente pescati?       <<Il livello basso del lago e i cambiamenti climatici fanno sì che alcune specie prolifichino mentre altre si riducano drasticamente. Ora si pescano principalmente le carpe>>. Quali sono i pesci che vengono più richiesti?                                              <<L’anguilla è il pesce con più valore sul mercato, poi viene il persico reale che è molto buono. Quello con meno valore è il carassio: ha tante lische ma ha alti valori nutrizionali ed è ricco di Omega-3>>. C’è un pesce che ha una storia interessante?                                            <<L’anguilla è il pesce più affascinante. Non si riproduce in cattività, ma deve tornare al Mare dei Sargassi. Appena nate le anguille sono cieche. Seguiranno la Corrente del Golfo per arrivare fino al Nord Europa oppure entreranno nel Mediterraneo. Da qui risalendo il fiume Tevere, il Nestore, il torrente Caina e l’Emissario, potrebbero giungere al lago Trasimeno, ma gli ostacoli da superare sono veramente troppi. In realtà le anguille che sono qui sono state portate al Trasimeno anni fa, sono cresciute e stanno invecchiando qui, non possono tornare al mare>>. Ci sono molte anguille nel lago?  <<Purtroppo è una specie in via d’estinzione. La Commissione pesca delle Nazioni Unite, ormai da due anni, ha deciso uno stop alla pesca delle anguille nel Mediterraneo per sei mesi. Negli ultimi trent’anni l’inquinamento e la pesca hanno ridotto sensibilmente la loro popolazione. Intanto la nostra Regione ha vietato la pesca della specie fino al 31 marzo>>.  Qual è la filiera del pescato?  <<Una volta pescato il pesce viene sbarcato al punto sbarco. Subito è portato nello stabilimento di conferimento per essere pesato, selezionato e infine stoccato nella cella di refrigeramento. Inoltre giornalmente viene portato al laboratorio per essere lavorato: sfilettato, affumicato, trasformato in paté>>. Come viene impiegato il pesce?                                                                                   <<Il pesce del Trasimeno è saporito, gustoso, dalle carni pregiate e delicate. Con i pesci di lago si possono realizzare tante ricette che sono i piatti tradizionali del territorio. Un esempio su tutti è il Tegamaccio>>. Pescatori del Trasimeno  La pesca è uno dei mestieri più antichi tramandati dalla storia. Il lago Trasimeno per la sua pescosità ha rappresentato nel tempo un grande serbatoio alimentare dove tale attività diventò una preziosa risorsa collettiva. C’è una grande continuità tra le modalità di svolgimento della pesca odierne con quelle in uso cinque secoli fa, come d’altronde diverse trasformazioni. Ne sono un esempio il giacchio e il tofo: il primo, in uso fino a poco tempo fa, l’altro tutt’oggi utilizzato. Un particolare tipo di pesca, quella dei “Tori”, fu l’attività produttiva principale al Trasimeno durante il Medioevo, e coinvolse gran parte della popolazione lacustre. Una pesca che sfruttava la tendenza del pesce a cercare riparo e tepore in inverno all’interno di mucchi di fascine di quercia, sommerse durante l’estate ma che necessitava di acque basse. Con l’aumento del livello del lago, nel 1500 e soprattutto nei primi del ‘600 è stata abbandonata. Le pesanti reti di canapa, oggi, sono state sostituite da quelle in nylon e al posto dei carrettieri, che in inverno trasportavano ininterrottamente il pescato nei paesi vicini e nella città di Perugia, è sorta la Cooperativa Pescatori del Trasimeno che, oltre a preservare il mestiere del pescatore professionista, provvede alla cattura, alla trasformazione e distribuzione del prodotto ittico nel territorio. Tratto da Giannantonio Campano, TRASIMENO FELICE, Edizioni Dell’Arquata

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Vita da fabbro: intervista ad Adriano Mencaroni.

Prosegue il nostro viaggio nei mestieri di una volta. Dopo aver indagato sulla figura del mugnaio, adesso è il turno del fabbro. Questa volta, a riportarci indietro nel tempo, ci ha pensato il Sig. Adriano Mencaroni, vigile del fuoco in pensione con la passione per la lavorazione del ferro battuto. Ci accoglie con la sua famiglia nella piccola “bottega” sotto casa. E’ prontissimo a mostrarci come si forgia il ferro, ma anche emozionato, di ricevere le nostre domande… Sig. Adriano, da quanto tempo pratica questo lavoro? Mattia “Facevo totalmente un altro mestiere, quarant’anni di vigile del fuoco, questa è una passione che ho da quando sono pensionato, saranno sei o sette anni”. Chi le ha insegnato? Stefy “Da ragazzino lavoravo alla S.A.I. di Passignano che era una grande fabbrica, però non si forgiava il ferro. E’ una passione che mi è venuta e piano piano ho imparato da solo…tanti pezzi non mi sono venuti bene e li ho buttati via…”. Come si svolge il lavoro del fabbro? Francesco “Qualcuno gli deve fare un ordine, ad esempio un cancello, poi partendo da un disegno, si tagliano i pezzi, si lavorano e si battono…” Che tipo di ferro usa per i suoi lavori? Emilian “Normalmente uso il ferro quadro, tondo o piatto”. Lavora altri metalli oltre al ferro? Pietro “Sì, qualche volta il rame o anche l’ottone”. Quali sono gli aspetti che preferisce di questo lavoro? Paola “Sicuramente batterlo e modellarlo”. Qual e’ la cosa piu’ faticosa di questo lavoro? Gabriele “Probabilmente l’estate perché si sta davanti al fuoco e quindi fa tanto caldo”. Quali caratteristiche si devono avere per fare il fabbro? Davide B. “Ci vuole tanta buona volontà, come per tutte le cose”. Come fa a fare indurire il ferro? Michelangelo “Ah, bella domanda, interessante! Allora, sapete che esiste il ferro ma anche l’acciaio. Dopo aver battuto il ferro caldo, si immerge nell’acqua che crea uno shock al metallo, lo indurisce facendolo diventare acciaio. A volte si usa anche l’olio”. Quanto si deve essere forti per fare il fabbro? Davide S. “Mah, non più di tanto, non è che dobbiamo essere come Maciste”. Qual e’ la cosa che le piace piu’ fare con il ferro? Nancy “In questo ultimo periodo mi sono focalizzato su determinati lavori, ad esempio delle rose, dei portachiavi ed altri oggetti decorativi…” Ha mai rischiato di farsi molto male? Razan “Sì, tantissime volte! Infatti porto sempre i guanti perché il ferro… brucia!”. Perché ha scelto questo hobby? Bianca “Perchè mi piaceva”. Fare il pompiere l’ha aiutata in questa passione? Walid “Bella la domanda! Allora, ai miei tempi, circa cinquant’anni fa, per fare il vigile del fuoco, oltre al concorso, serviva un mestiere ed io ho concorso da aggiustatore meccanico”. https://www.youtube.com/watch?v=12sX3W459LI Un ringraziamento speciale alla famiglia Mencaroni che ci ha accolti con gioia e gentilezza.

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Crisi al mulino: rischio aumento del prezzo della farina e tensioni sociali.

Si è da poco conclusa la violenta “Guerra del sale” e di nuovo il malcontento dilaga tra la popolazione perugina. Una nuova crisi si affaccia all’orizzonte, al mulino del signor Dante il grano scarseggia, ma quale sarà il motivo ? Secondo alcuni tutto è iniziato con la “febbre felina” che ha sterminato quasi tutti i gatti, tra i quali quello del mugnaio. A seguito di ciò sembra esserci stata un’invasione di topi che giustificherebbe l’aumento del prezzo della farina. Il rischio reale è che possano verificarsi speculazioni prendendo come scusa l’assalto dei topi. –La colpa non è mia! – dichiara il signor Dante – quei maledetti topastri si sono introdotti al mulino di notte, quando non potevo controllare ed hanno approfittato del malessere del mio povero gatto. Sono stato costretto ad aumentare il prezzo della farina, perché il grano è poco e la richiesta è tanta…– continua Dante. – Se continuiamo così … moriremo tutti di fame! – interviene il contadino Teobaldo – Come faremo a sfamare i nostri figli? – dice Bernardo il ciabattino. Il timore è quello di una reazione a catena che alimenterebbe le tensioni sociali, una vera e propria emergenza che, ovviamente, finirebbe per travolgere tutta la città e le zone limitrofe. Le autorità competenti svolgeranno un’indagine approfondita per verificare se i topi sono entrati realmente o è stata una truffa escogitata dal mugnaio Dante.

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La morte di Adamo e l’Albero della Vita di Piero della Francesca

AREZZO 1460 – Un bellissimo affresco, firmato dal celebre pittore Piero della Francesca,  domina all’interno della Basilica di San Francesco ad Arezzo. Nell’ affresco il Maestro rappresenta la figura di Adamo e  la leggenda della nascita dell’olivo. Il dipinto racconta la storia di Adamo, cacciato per la sua disobbedienza dal Paradiso,  che, morente a 930 anni, aspetta l’OLIO DELLA MISERICORDIA. Narra infatti la leggenda che il figlio Seth, abbia ricevuto tre semi dall’ arcangelo Michele, da piantare alla morte del padre, da cui sono nati un cedro, un cipresso e un olivo. Il pittore toscano, dipingendo Seth che pianta in bocca di Adamo i tre semi,  rappresenta l’olivo come simbolo legato al perdono e alla redenzione. Portata in viaggio dal popolo di Israele, posta accanto ad una fonte, poiché era dono di Dio,  la pianta ha reso l’acqua MIRACOLOSA. Coloro che entravano nella piscina malati ne uscivano guariti.  Una volta seccato, il tronco,  è stato portato sul monte Calvario per diventare la croce di Gesù. https://youtu.be/YV2WAukmEtg

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Non ce resta che vendemmia’

Pian di Carpine – Come ogni anno, nel periodo di settembre, le famiglie dei contadini di buonora si recano lungo i filari che segnano come righe precise le morbide colline intorno alla piana, ricoperta, perlopiù, da carpini, ma anche da qualche gigantesca quercia in qua e in là. E sopra, sulla collina più alta, c’è l’abitato, detto ancora Villa di Pian di Carpine. Quando l’aria si fa tiepida, capita spesso che i bambini, stanchi di ripetere lo stesso gesto, staccare con un colpo secco i grappoli d’uva e adagiarli in cestelli o piccole cassette, dopo una merenda, rimediata dai resti della cena della sera precedente, si mettano a correre e a ricorrersi, sotto lo sguardo bonario dei genitori, che al contrario non smettono di lavorare finché non si fa buio. Ci sono dei giochi che non hanno tempo, ci hanno giocato, ci giocano e ci giocheranno tutti i bambini, di tutti i paesi e di qualsiasi epoca. Cambiano i paesaggi, i loro nomi, magari i vestiti che indossano e il cibo che mangiano, ma date loro un campo… e nessuno potrà resistere alla tentazione di correre spensieratamente a perdifiato.https://www.youtube.com/watch?v=Dp2oP_KtayQ

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