Fuori dalle mura

Cartoline dai borghi più belli di Perugia

DOPO RIBELLIONI, CONFLITTI E GUERRE NEL PICCOLO FAZZOLETTO UMBRO PARE CHE CI SIA VOGLIA DI RINASCITA E CAMBIAMENTO … I MAGGIORI ARTISTI, TRA CUI IL FAMIGERATO PIERO DI CRISTOFORO VANNUCCI, NOTO COME IL DIVIN PITTORE, IL PERUGINO, INVITANO I POPOLANI A POPOLARE I BORGHI VIVI E RICCHI DI CULTURA, TRAMITE RAPPRESENTAZIONI GRAFICHE E PITTORESCHE, CHIAMATE POI IN SEGUITO CARTOLINE. Dalla nostra Signora Perugia che sorge fiera tra le colline fino al lago si intravedono paesaggi e piccoli paesini tra cui il comprensorio del Trasimeno che è costellato di piccoli centri arroccati e muniti di alte mura per questioni difensive, di fortificazioni e rocche che culminano con grandi torri di avvistamento dalle quali si può godere di panorami mozzafiato sul lago. Si possono percorrere sentieri suggestivi tra boschi, santuari, castelli e borghi nelle colline meridionali del lago Trasimeno. Se hai voglia di una passeggiata all’aria aperta, visita le due isole principali del “mare dell’Umbria”: la Polvese e la Maggiore piene di fauna e flora. Situato nell’area nord-ovest dell’Umbria vi è “La Magione o Pian di Carpine”: è un piccolo borgo dominato dal maestoso castello dei Cavalieri di Malta dove si ammirano magnifici tramonti dalla sponda orientale del Trasimeno.  Nel borgo è possibile ammirare anche la Torre dei Lambardi, un fortilizio dei Cavalieri Gerosolimitani come sistema difensivo contro attacchi dei nemici. Da non perdere la Chiesa della Madonna delle Grazie dove fermarsi a pregare davanti alla “Vergine in trono con il Bambino”.  Un altro tesoro del Trasimeno è “S. Fliziano”, un piccolo villaggio di pescatori dove si possono ammirare splendidi tramonti e altri borghi tutti da scoprire. Non mancano inoltre locande e taverne dove poter far riposare le proprie membra e gustare del buon cibo: dall’ottima bevanda al succo d’uva al pane cotto sotto la cenere e l’arvoltolo.  Venite numerosi a far risorgere questo piccolo fazzoletto di terra tra cultura e gastronomia.                                 https://youtu.be/mbmhtUBLZTg?si=3rhMMzTz9ZyK2Y9G

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Conclave e Convivio: il ritorno delle Pulci

Per i corridoi della “dimora terrena” dei successori di San Pietro non è raro venire rapiti, oltre che dalle voci angeliche, che intonano lodi al Santissimo, anche da profumi caldi e avvolgenti, che fanno venire l’acquolina in bocca a tutti,  pure agli atei. Anche i Papi amano la buona cucina? Chi sono i loro chef? E’ vero che al cambio di ogni successore di Pietro, cambiano anche i menù del Vaticano? Quanto la buona cucina influenza, o ritarda  le decisioni politiche della Santa Sede durante il Conclave ? Le Pulci cercano una risposta a questi interrogativi e, passando dalle cucine vaticane, si soffermano sulla storia di Bartolomeo Scappi, abilissimo cuoco che allietò le giornate, o meglio le tavolate,  dei Porporati per ben 71 lunghissimi  giorni, prima che eleggessero Paolo III. https://youtu.be/GZRGsvJqWqs

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E’ FRANCESCO DELLA ROVERE: PAPA SISTO IV. 212° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica.

9 agosto 1471- Nel caldo agosto del 1471, la storia della Chiesa cattolica si colora di nuovi sfumature. Francesco della Rovere è stato eletto nuovo pontefice presso il Palazzo Apostolico di Roma, grazie all’approvazione di un consenso di 18 cardinali.  Papa Sisto IV, originario di Pecorile e appartenente all’Ordine dei frati minori conventuali, è un uomo dallo spirito umanista, laureatosi in teologia all’Università di Bologna. Nella sua prima allocuzione, il Papa ha annunciato un ambizioso progetto di ristrutturazione della Cappella Magna di Roma, affidando l’incarico all’architetto Giovanni de’ Dolci e chiedendo a un gruppo di artisti di decorare l’interno della cappella. Botticelli, Ghirlandaio, Cosimo Rossellini e il Perugino sono solo alcuni degli artisti selezionati che daranno vita a opere d’arte senza tempo. Papa Sisto IV ha inoltre commissionato a Pietro Vannucci, meglio conosciuto come il Perugino, e al suo collaboratore Pinturicchio, un affresco che raffigura la trasmissione del potere spirituale da Cristo a San Pietro. Ecco che l’arte diventa la stella polare dell’era di Papa Sisto IV, che si prefigura già come un’epoca di rinascita e di bellezza senza fine.

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Victoria rientra al porto dopo aver fatto il giro del mondo

Intervista ad Antonio Pigafetta Siviglia – 7 settembre 1522. Due anni, undici mesi e diciassette giorni dopo la loro partenza, o oltre tre anni dopo, se si considera il problema iniziale che la spedizione ebbe alla foce del Guadalquivir, diciotto uomini hanno concluso  la prima circumnavigazione del globo. Tra loro c’è un nostro conterraneo: Antonio Pigafetta, che così registra nel suo Diario del viaggio: “ E alli 7 di setembre, con l’aiuto d’Iddio, entrarono nel porto di San Lucar, vicino a Siviglia, solamente 18 uomini, la maggior parte ammalati; il resto di 59 che partirono dalle Molucche, parte morirono di diverse malattie, e alcuni ancora furono decapitati nell’isola di Timor per lor delitti. E giunti in questo porto di S. Lucar, per il conto tenuto di giorno in giorno, aveano navigato da 14460 leghe, circundando il mondo dal levante in ponente.  ” Era il 10 agosto 1519 quando , dal porto fluviale di Siviglia, prese il via il viaggio delle cinque navi delle quali non è facile ricordare il nome, come avviene invece per le caravelle di Colombo. Trinidad, San Antonio, Concepción, Victoria e Santiago i loro nomi. Ma intervistiamo direttamente Antonio Pigafetta prima che parta di nuovo, questa volta a omaggiare per primo l’imperadore di Spagna, tanto fiducioso da permettere a Magellano l’impresa ardua. Insigne Cavaliere dell’Ordine di Rodi cosa porterà ai Magnifici regnanti? …”Non potrò appresentare oro o argento o pietre preziose … degne della grandezza di tanto principe, ma gli darò un libro scritto di mia mano, ove vi ho notate tutte le cose accadute di giorno in giorno in questo viaggio. Di lì poi mi recherò a Lisbona al serenissimo re di Portogallo, al qual dirò tutte le nuove delli suoi uomini, che avevan trovati sì nell’isole delle Molucche come in altre parti. Dapoi me ne irò in Francia, dove appresenterò alcuni doni delle cose portate di questo viaggio alla serenissima madama la regente, madre del potentissimo e cristianissimo re di Francia. Finalmente venuto in Italia, presenterò similmente questo suo libro al reverendissimo gran maestro di Rhodi messer Filippo Villiers Lisleadam,” Da quando ha scoperto la passione per i viaggi in mare? Fin da giovinetto ebbi un solo desiderio: quello di navigare. La nostra è l’epoca  delle grandi scoperte geografiche e i viaggi verso paesi sconosciuti attirano i più ardimentosi. Per giornate intere restavo chiuso nelle mie stanze a studiare carte geografiche, libri di navigazione, strumenti nautici e a progettare grandi spedizioni per mare di cui avrei voluto essere il capo. Naturalmente poi feci di tutto per appagare questo mio desiderio. “Cari genitori — dissi un giorno— io sento che il mio destino è sul mare. Le fatiche, il pericolo, le privazioni, le insidie dell’oceano non mi spaventano”. Di fronte a una decisione così risoluta I miei vecchi genitori non ebbero la forza di opporsi, fu così che, dopo alcuni preparativi, lasciai la mia  Vicenza. Come riuscì ad imbarcarsi con Magellano? L’occasione si presentò quando venni a sapere   che il navigatore portoghese Fernando Magellano aveva presentato al re Carlo V il progetto di un lungo viaggio per mare. Magellano avrebbe voluto raggiungere le isole Molucche navigando verso ponente e passando dall’Atlantico al Pacifico per mezzo di uno stretto di mare che era convinto dovesse esistere. Era giunta finalmente una buona occasione. Senza esitare, lasciai Barcellona e mi recai a Siviglia per conferire direttamente con Magellano, portavo con me una lettera di raccomandazione del Chiericati. Come andò l’incontro? Era una mattina di settembre quando mi presentai a Magellano. “Cavaliere — mi chiese Magellano — voi volete dividere con me i pericoli di un viaggio alle Molucche?” “ Con entusiasmo, capitano — risposi — e sono sicuro di condividere anche il successo dell’impresa a voi affidata”. L’accordo era così stipulato. Mi unii  alla sua spedizione  col grado di criado, cioè segretario addetto alla persona del comandante. Come era la vita a bordo? In quei tre duri anni di viaggio, mi sono ritrovato a bordo di navi vecchie e prive di ogni conforto, in climi insopportabili, tra atroci sofferenze provocate dalla fame e dalla sete. Ma per mia gran fortuna  fui l’unico uomo dell’equipaggio che non ebbe nemmeno una minima indisposizione. La peste, le malattie, le ferite purulente uccisero a decine i miei compagni, ma anche quando fui costretto a calmare la fame con cuoio rammollito, non lamentai neanche un minimo disturbo intestinale. Cosa ha scritto nell’ormai celebre Diario? Il diario contiene notizie sulla rotta del viaggio, resoconti delle ambascerie da me  fatte ai vari re dei luoghi in cui le navi approdavano, relazioni sui singolari costumi delle popolazioni indigene, osservazioni sulla flora e la fauna. Ho inserito anche un dizionarietto dei vocaboli di uso comune adoperati dagli indigeni delle Molucche, della Patagonia e delle Filippine. Perché è tanto importante il Diario? Il Diario documenta il viaggio del Capino Magellano. A volte io stesso lo rileggo per non dimenticarmi di tutte le meraviglie che ho avuto l’opportunità di  scoprire. Ho scritto di “..Come (si) partì l’armata del porto di Siviglia. E come si raccoglie l’acqua in una dell’isole Canarie. De’ pesci detti tiburoni… Del capo detto di Santa Maria, dove si trovano pietre preziose. Di lupi marini e sua descrizione. Degli uomini di quel paese, i quali hanno statura di giganti, e con che arte il capitano ne prese duoi. Del medicarsi quando hanno mal di stomaco, e quando li duole la testa, e quando muoiono….” ma non voglio togliervi il gusto di leggerlo, ho in mente già di far copie manoscritte. E così si allontana, tra la confusione del porto, un uomo stanco e assai provato nel corpo, ma con lo sguardo brillante e fiero di che sa di aver fatto la storia!

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Perugia, novità in tavola e in tavolozza

Questa mattina si aggirava, tra i banchi del mercato, Pietro il perugino in cerca delle novità’ alimentari di cui gli esperti dietologi parlano. Si vocifera che dalle nuove terre sia in arrivo una stiva carica di golosità. Questa mattina tra i banchi del mercato, il “divin pittore” era in cerca delle novità alimentari. Cibi curiosi oltre che buoni: chicchi dal giallo intenso che se messi nel fuoco scoppiettano come fuochi d’artificio e diventano croccanti nuvolette bianche. Sassi che immersi nell’olio bollente sono il cibo preferito dell’umanità! E che dire delle nuove mele rosse da mangiare in insalata oppure con dei lunghi spaghetti? Anche il Perugino non ha resistito e questa mattina è andato al Mercato Coperto di Perugia …cosà avrà in mente? Gente a cena? Userà i nuovi prodotti per la sua tavolozza? Magari un bel rosso pomodoro o il giallo mais per le ali dei suoi angeli? Se si metterà in cucina piuttosto che davanti al solito cartone, speriamo non faccia prendere un brutto mal di pancia ai suoi ospiti! In attesa di essere stupiti con una novità, auguriamo al caro Pietro buon appetito!

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Verona, giovani avvelenati d’amore

Verona 1511 – Da giorni ormai, una triste storia viene narrata in ogni dove, agli angoli delle vie più importanti, come anche nelle strade che dalle porte principali delle città conducono a sperdute cascine tra campagne sterminate o piccoli borghi arroccati su troneggianti colli, fino ai sontuosi palazzi, residenze di nobili e illustri famiglie. E’ la storia di due giovani che, durante il ballo in maschera per festeggiare il carnevale, nella bella Verona, la sera dell’11 febbraio, si sono perdutamente innamorarti. Ma il destino ha deciso di metterci lo zampino… la famiglie, sebbene imparentate tra loro, sono in disputa e hanno fatto di tutto per separarli, riuscendoci. Dalle liete e spensierate danze alla separazione dei due il passo è breve. Come pure quello che conduce il giovane Luigi ad una tragica morte in battaglia e la bella Lucina di Sarvognana, alle imposte nozze con un nobile. Ma domandiamo ad un testimone, presente ai fatti, l’arciere Peregrino, fidato servitore di Luigi da Porto. Messere avete assistito ai fatti, corrispondono al vero? “Porto meco un documento, prova della veridicità degli eventi, il codice trascritto direttamente dal protagonista della storia. Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti con la pietosa loro morte intervenuta già nella città di Verona nel tempo del signor Bartolomeo della Scala Cosa potete dirci sul triste amore dei due protagonisti? “ Cupido ha scoccato una freccia durante il ballo. Ricordo bene, il giorno dopo, la tristezza nel volto del mio Signore, al rifiuto dello zio di lei alla richiesta delle nozze. Tanto che mi sono permesso di dar lui consiglio: “Volete voi sempre in trista vita vivere, perché bella crudele, altrimenti mostrando, poco vi ami?” Qual è il giudizio vostro riguardo ad una tal tragedia? “ Traggo una visione nefasta della donna, che, a mio parer, ancor prima che l’amato abbia esalato l’ultimo respiro, era già in cerca di marito. Mi domando quante oggi sarebbero così fedeli al proprio innamorato da seguirlo nella morte?” Al fidato Peregrino vorremmo spoilerare che verrà un tempo in cui, un famoso scrittore d’oltre Manica, ispirato da queste vicende, narrerà la storia di Romeo e Giulietta, che entrambi preferiranno la morte al viver separati. Per sfuggire alle famiglie, grazie al saggio speziale Romeo beve una pozione e cade in un sonno ingannatore. Giulietta, che per scherzo del destino non sa dell’artificio, vedendolo nel letto di morte, si pugnala. Il giovane risvegliatosi, comprende l’inevitabile e si toglie la vita con lo stesso veleno che prometteva prima la salvezza per entrambi. Guarda lo short su youtube Ma chi sarà mai questo speziale? Tra scienza e magia, il potere degli speziali Romeo compra dallo speziale di Mantova “un grammo di veleno, ma che sia roba sbrigativa, da stender morto appena si diffonde nelle vene”. Roba forte. Varchiamo la soglia della sua bottega, dove sull’architrave si legge (ancora!) “Pharmacopoeorum Collegii”. Tra alambicchi e distillatori, l’attento speziale realizza preparati con arsenico, cianuro, cicuta, aconite e belladonna. Il più potente è l’aconite, una pianta da cui si estrae il pericoloso principio attivo. Non si conosce tuttora l’antidoto. La belladonna, dal nome suadente e ingannevole, rimane il più utilizzato. Nell’antica Roma come ai tempi nostri veniva usato dalle donne per rendere più colorito il viso e più dilatate le pupille. Nomen omen insomma. La differenza stava tutta nel dosaggio. Poche gocce per rilassarsi, di più per morire.

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