Perugino: LE ORIGINI

La vita del Perugino a puntate n.5: La partenza per Roma

La famiglia de’ Medici, dopo la rottura politica con gli alleati della Congiura  dei Pazzi del 1478, deve risanare i rapporti con Sisto IV, quale migliore occasione degli scambi culturali. I migliori artisti fiorentini, Pietro Perugino, Domenico Ghirlandaio, Sandro Botticelli e Cosimo Rosselli, si fanno portatori di bellezza ed armonia per le diverse corti della nostra penisola, e giungono fino a Roma per lavorare nella Cappella Sistina.

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Pittura o scultura: chi vincerà?

La diatriba tra la scultura e la pittura è un tema molto dibattuto al dì di oggi. Molti artisti si chiedono quale delle due sia la migliore. Tuttavia, non esiste una risposta univoca a questa domanda. Sia la scultura che la pittura hanno i loro pregi e difetti. Il Divin Pttore Perugino: Pietro Vannucci e Michelangelo scultore, sono due artisti molto importanti che contribuiscono in modo significativo alla nostra storia dell’arte. Perugino crea opere d’arte caratterizzate da una grande eleganza e raffinatezza. Le sue opere sono influenzate dalla pittura fiamminga e dalla pittura veneziana. Michelangelo, d’altra parte, realizza opere d’arte caratterizzate da una grande forza espressiva e da una grande maestria tecnica. Le sue opere sono influenzate dalla scultura greca antica. In generale, la scultura è un’arte che richiede una grande abilità tecnica e una grande conoscenza dell’anatomia umana. La pittura, d’altra parte, è un’arte che richiede una grande abilità tecnica e una grande conoscenza della prospettiva e della luce. In conclusione, sia la scultura che la pittura sono arti meravigliose che contribuiscono in modo significativo alla storia dell’arte pertanto si rende noto che, non sapendo come risolvere la suddetta diatriba tra codeste nobili arti e che ormai da lungo tempo agita le anime di signori esperti e dame sensibili alla bellezza dell’opera d’arte, siam giunti a scrivere per invitare chiunque a una partita a scacchi che si svolgerà il 21 febbraio anno 1508 nel Castello di Agello dove la scultura e la pittura, che sono le due contendenti, si sfideranno in un duello coinvolgente. Finalmente si deciderà quale tra le due arti è la migliore! Si invita dunque, chiunque sappia giocare a scacchi, a dare la soluzione della partita dichiarando quale delle due arti preferisce e a far sentire la sua voce, senza frenesia. L’arte che avrà più sostenitori che risolvono la partita sarà la vincitrice, lo giuro e la sua bellezza sarà infinita. La scultura e la pittura sono due arti così elevate che scegliere tra loro è impossibile ma la partita metterà fine al loro dibattito. Che vinca la migliore arte, che la bellezza trionfi e la partita sia un successo! Dopo aver osservato la foto della partita in corso, cliccando sul seguente link Lor Signori, indichino le ultime tre mosse risolvendo la partita e dichiarino il loro amore per l’una o l’altra arte! Un ringraziamento speciale al pittore Mario Ortolani e allo scultore Sestilio Burattini per aver condiviso il loro amore per l’arte con i bambini. https://youtu.be/uZfeGWr1-eM

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Racconto autobiografico Barbiere, metà Dottore

Barbiere, metà Dottore Prendersi cura dei capelli è da sempre un’attività fondamentale per l’uomo. La storia del lavoro di parrucchiere è infatti piuttosto lunga: per voi le abbiamo dato una spuntatina, senza tralasciare le curiosità più interessanti. Scopritele con noi! Intervista al Sig. Mirko Pompei Grazie ai racconti del Sig. Mirko, che in passato ha svolto questo mestiere, abbiamo potuto conoscere da vicino in cosa consisteva il lavoro barbiere, figura molto importante nel 500. Gli alunni della classe VA, ancora una volta, hanno assunto il ruolo di piccoli giornalisti e hanno condotto con professionalità l’intervista al Sig. Mirko che, con gentilezza e un pizzico di emozione, ha risposto prontamente a tutte le loro domande. Sig. Mirko come si svolgeva la giornata di un barbiere? ( Martina P.- Nicolò P.) La giornata di un barbiere era molto impegnativa non perchè c’erano molti clienti ma perchè doveva tagliare i capelli con delle lame e non con le forbici e doveva essere concentrato nel suo lavoro altrimenti rischiava di ferire la persona. Il barbiere si svegliava la mattina presto, raggiungeva la sua bottega e iniziava ad accogliere i suoi clienti fino a tarda sera. Quali strumenti utilizzava? ( Asia F. – Vittoria F.) Il barbiere, per svolgere il suo mestiere, utilizzava oltre che gli strumenti per la rasatura anche quelli per “operare”. Gli strumenti erano molto simili ai nostri ed erano fatti di diversi materiali: legno, rame oppure ferro. Le lame venivano fatte di rame o pietra ed erano utilizzate come un rasoio. Le forbici venivano usate molto raramente e il pettine era fatto in rame o in osso.   Come si vestiva? (Christian C. – Mirko F.) Indossava dei  tuniconi bianchi in lino grezzo e dei manicotti per ricoprire le mani. E le parrucchiere esistevano? ( Mia T. – Yousef. B.) Sicuramente esistevano, ma le donne abitualmente si tagliavano i capelli in casa da sole. Il mestiere del barbiere poteva venire svolto da tutti? ( Diletta T. – Matilde R.) Il mestiere del barbiere sicuramente si tramandava di padre in figlio, già da ragazzi si iniziava questo lavoro. Come veniva pagato il barbiere? ( Raissa M. – Martina L.) Chi aveva piccoli denari pagava in monete, altrimenti si usava lo scambio in alimenti o in prestazioni: il paziente ad esempio portava una capra, una gallina oppure un falegname poteva ricambiare  con lavori artigianali. Quando è nato il mestiere del barbiere? ( Marta L. R. – Giacomo) Il barbiere è un mestiere antichissimo, risale al 3.500 a. C. I primi negozi di barbieri vennero ideati  dagli antichi greci. I rasoi più antichi risalgono al tempo degli Egizi. Perchè il barbiere veniva chiamato anche “Dottore?”( Federico P. ) Durante il medioevo avvenne una rivoluzione: in Europa si diffuse infatti la pratica dei barbieri-chirurghi. Oltre ad occuparsi dei capelli, i barbieri potevano curare anche mali minori ed effettuare pratiche come i salassi.   Ma allora…era pericoloso questo mestiere? ( Vittoria V.) Se doveva tagliare solo i capelli no, ma se doveva effettuare un’estrazione di un dente si, in quell’epoca non esistevano nè protezioni nè disinfettanti. La bottega del barbiere aveva un’insegna? ( Amelia G.)Come vi ho raccontato, in origine il Barbiere non svolgeva semplicemente le attività di taglio e rasatura. Era una sorta di medico: si occupava di estrazioni dentali, suture e, in particolar modo, di salassi e flebotomie. Era quindi importante che i malati e i viaggiatori riconoscessero immediatamente l’insegna, che rappresentava bende impregnate di sangue. È qui infatti che comincia la curiosa storia dell’insegna per barbieri: quell’asta più o meno lunga con un pomo di bronzo all’estremità e una spirale di strisce bianche e rosse che ne percorre la lunghezza. Ecco il perché della forma: l’asta rimandava al palo che veniva dato da stringere al paziente durante il salasso, in  modo che il braccio restasse orizzontale e le vene risultassero ben visibili. Il pomo in bronzo all’estremità aveva la forma del vaso in cui il sangue si raccoglieva, mentre le strisce rosse simboleggiavano le garze insanguinate il blu, le vene e il bianco il panno per il paziente.  Lo sappiamo, non è una storia molto fashion: per arrivare alla figura del parrucchiere come la intendiamo noi oggi dobbiamo aspettare ancora un po’!!! Facciamo un salto indietro… Prima di condurre l’intervista al Sig. Mirko abbiamo fatto visita alla redazione del Corriere dell’Umbria per conoscere come si realizza un giornale e scoprire tutti i segreti del mestiere del giornalista. Un ringraziamento speciale al Sig. Mirko Pompei e alla Sig. Stefania Sepiacci per la disponibilità con cui hanno risposto alle nostre curiosità. Ringraziamo anche la redazione del Corriere Dell’Umbria per averci accolto e guidato alla scoperta del mondo del giornalismo, in particolare al Sig. Fedeli ed al Direttore, il Sig. Sergio Casagrande. Classe VA Villa-Soccorso Yousef Christian Vittoria F. Mirko Asia Amelia Giacomo Marina L. Raissa Martina P. Federico Nicolò Marta Matilde Mia Diletta Vittoria V.  

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Un martedì grasso speciale: il carnevale alla corte degli Este.

Ferrara quasi 1500- La festa del Carnevale nel Ducato di Ferrara  è un tripudio di colori, danze, musica, cortei che per numerosi giorni ricorda a tutti gli abitanti la grandiosità dei loro Signori. Sono loro alla testa del corteo che da Palazzo Ducale si snoda per tutte le principali vie della cittadina. Vestiti  con ricchi abiti in broccato, velluto e seta, e con maschere sobrie che celano il volto, sfilano seguiti da tutti i Signori della corte:  da Ercole I d’Este e la consorte Eleonora d’Aragona, alla primogenita Isabella fino  a tutta la nobiltà, acclamati dal loro popolo in festa.  Infatti il carnevale prende il nome dalla prestigiosa famiglia degli Este, che regna su Ferrara. Tutti i grandi Palazzi ospitano spettacoli musicali, teatrali e nei cortili si svolgono impressionanti giochi di fuoco. Lungo le strade principali si rievocano scherzose battaglie di coriandoli e spettacoli di cucina. E’ consigliato gustare il famoso Pasticcio di Maccheroni alla Ferrarese, il cui profumo guida fino a  tavole straordinariamente imbandite. Si tratta di  un piatto ricco costituito da un involucro esterno di pasta frolla riempito di maccheroni pasticciati con besciamella, ragù, tartufi, ed anche funghi ed animelle. Il tutto cotto al forno su di uno speciale piatto in rame stagnato. I piccoli, invece, dopo corse sfrenate, si fermano solo  il tempo della fila per ricevere i “mattoni di zucchero”. Tra le gare, è la stessa duchessina Isabella  a presiedere  il “Palio”, una corsa emozionante di barche lungo il  fiume Po. Il Carnevale Estense è un’esperienza imperdibile per immergersi nella cultura di Ferrara e godersi una festa all’insegna della spensieratezza, perché in fondo come canta Lorenzo il Magnifico, durante gli altrettanto grandi carnevali nella sua Firenze: “Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia del doman non c’è certezza!”

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Animali fantastici e sconosciuti fanno restare i passanti a bocca aperta

Straordinario sbarco a Civitavecchia

Straordinario sbarco a Civitavecchia Animali fantastici e sconosciuti fanno restare i passanti a bocca aperta Civitavecchia- Il 28 Giugno 1510 verrà ricordato come un giorno straordinario; vascelli con animali non identificati attraccarono al porto e lasciarono a bocca aperta i passanti. Enormi velieri di legno massiccio, provenienti dall’Africa del sud, abbassarono le grandi passerelle facendo scendere quelli che sembrerebbero essere stati dei regali per il Papa Andrea III e per molti principi delle corti italiane. Creature mai viste, gigantesche, maestose e probabilmente feroci. Tutti le persone presenti al porto urlavano sbalordite. Alcuni testimoni raccontano di animali mai visti prima. Il fatto- Il proprietario dell’imbarcazione ha spiegato che quei maestosi animali erano un dono per il Papa e per alcuni principi delle maggiori corti Italiane, tra cui la Famiglia Baglioni, proveniente proprio dalla nostra Perugia. Insieme a questi animali fantastici sono state consegnate delle casse piene di oggetti preziosi, come spezie, frutti coloratissimi, stoffe, tappeti, gioielli e pepite d’oro e argento. I testimoni a quell’evento straordinario raccontano di non aver mai assistito a nulla di più bello. Suoni mai uditi provenivano dall’interno dell’imbarcazione e tutti non riuscivano a staccare gli occhi dall’apertura e si chiedevano -Chissà cosa scenderà dal vascello?!- Il Primo animale, raccontano, sembrava alto 2 metri, con grosse zanne sul muso; Ma la cosa più straordinaria era un prolungamento al posto del naso, alcuni esperti dicono si tratti di una proboscide. L’animale aveva delle grosse orecchie a sventola, era robusto, muscoloso ed era totalmente grigio. Si ipotizza che il suo nome possa essere Elefantus o Elephantilus. Un secondo animale sembrava essere ancora più alto del primo, qualcuno ipotizza anche 3 metri, con un collo altissimo, di color giallo a macchie marroni. I testimoni raccontano di aver visto delle strane antenne sul cranio dell’animale e con quattro zampe talmente magre da sembrare traballare durante la discesa dalla nave. Si ipotizzano dei possibili nomi come Girif o Gigaraffa. Altri testimoni dicono di aver intravisto scendere animali più piccoli ma davvero strani, una specie di cavallo a righe bianche e nere, animali saltellanti tipo delle capre, uccelli enormi con collo lunghissimo e altri rosa con becco enorme. Tutti si chiedono quali siano i veri nomi di questi animali e soprattutto se i destinatari, in particolare il Papa, abbiano gradito il maestoso e straordinario regalo. Sicuramente nomi fantastici per animali straordinari.                                                                                                                                                                                                                 CLASSE VB VILLA-SOCCORSO Ecco alcune immagini riportate dai testimoni oculari! https://youtu.be/1z58lQqiZ4w

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Bartocciate alla perugina

Volete sapere cosa sono le bartocciate? Sono dei componimenti poetici in dialetto perugino, nei quali l’autore si nasconde dietro la maschera del Bartoccio per protestare o inveire contro chi governa o chi ha il potere. Raccontavano e raccontano la vita di tutti i giorni, le difficoltà e i problemi della gente. Il Bartoccio è la maschera tipica di Perugia il cui nome deriva forse da Bartolomeo. Nacque nella metà del Seicento e rappresentava un contadino vestito con un gilet rosso sotto una giacca verde, calzoni di velluto, neri o marroni e scarpe eleganti. Poteva sembrare rozzo e confusionario, ma dietro la sua simpatia nascondeva intelligenza e saggezza. Con il suo modo di fare, schietto e spavaldo, non le mandava a dire e declamava le sue “bartocciate” criticando su ogni argomento. Possiamo immaginarci il Bartoccio su un carro a carnevale che declama le sue invettive per le strade di Perugia, senza far sconti a nessuno.   l Perugino, noaltre e l buche n t le strade. L Perugino col somaro e l carretto se spostava per strada e giva pian piano, poretto. Chiappava l buche ma manco n s’acorgeva perché tanto era normale, lu l sapeva.   Ma adè, al giorno d’ogge come avrissme da  fa co sti scatrafossi ta le strade tutto l tempo a sbarlozzà!   La pian na piega caro sindco e compagnia? Va bè che le strade n son tutt l vostre, ma tocca artoppalle, io diria!   Alora, mettetve d’acordo vo c governate: quille son d la Provincia, quiste d la Regione e qulaltre del Comune… ma n somma, chi ha ragione?   Donca mettemmce qualcosa ta st buche per artoppalle: n po’ d breccino, na manciata d bitume o na palata d catrame per evità che gino a gambe ritte e ce facen male.   Ta vo l machine n v coston niente? Nun ce pensate ti danni ta l biciclette? Vedete n po’ d sistemà sta quistione perché ta no d pagà e basta c’è nuto a noia, piate na decisione!         Si ringrazia il Dott. Gianfranco Zampetti, attore e conoscitore della cultura e del dialetto del territorio, che con il suo intervento a scuola ci ha accompagnato nel mondo delle Bartocciate perugine spiegandone le antiche origini e condividendone la lettura.   Bibliografia: “Bartocciate alla Perugina”, a cura di Luigi M. Reale. Introduzione di Renzo Zuccherini – Edizioni Guerra (1999).    

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Vita da pescatore: intervista al Presidente della Cooperativa Pescatori del Trasimeno, Aurelio Cocchini.

Quando è nata la Cooperativa Pescatori del Trasimeno e perché?            <<La Cooperativa Pescatori del Trasimeno fu costituita il 23 settembre 1928 con l’obiettivo di migliorare le condizioni economiche e la qualità della vita dei suoi soci. Ha quasi cent’anni>>.  Oggi quanti svolgono questa professione? <<A San Feliciano, i pescatori professionisti sono circa una trentina. La pesca è stata sempre parte integrante della vita sulle sponde del lago e di conseguenza anche i pescatori sono stati i protagonisti del Trasimeno>>.  Com’ è la vita del pescatore?                                                                              <<È una vita all’aria aperta, una vita di scelte fatte in libertà poichè quotidianamente il pescatore decide dove andare a mettere le reti, che tipo di pesca svolgere e soprattutto è piena di incertezze>>.  Come si svolge il suo lavoro?                                                                          <<Inizia il mattino molto presto, quando ancora è buio e stende le reti in acqua. Poi appena sorge il sole comincia a ritirare le reti in barca perché il lavoro è molto lungo e deve essere fatto con il fresco per impedire che il pesce si deteriori>>.  Com’è la tecnica di pesca?                                                                                    <<È una tecnica sostenibile, non invasiva. È millenaria perché noi facciamo le stesse cose che si facevano al tempo degli Etruschi. Stendiamo una rete passiva e aspettiamo che il pesce ci si infili dentro>>.  Quali sono i mezzi usati dai pescatori?                                                                  <<Per fare questo tipo di pesca usiamo dei mezzi storici, barche slanciate, piatte e dotate di grande manovrabilità per poter mettere le reti anche vicino alla costa>>.  Quali specie di pesci si trovano al Trasimeno?                                                     <<Nel lago Trasimeno abbiamo le specie di pesce d’acqua dolce che in genere si trovano nei laghi italiani: il persico reale, il persico trota, la carpa regina, la tinca, l’anguilla, il luccio. Si pescano anche latterini e carassio>>.  Quali sono i pesci che attualmente vengono maggiormente pescati?       <<Il livello basso del lago e i cambiamenti climatici fanno sì che alcune specie prolifichino mentre altre si riducano drasticamente. Ora si pescano principalmente le carpe>>. Quali sono i pesci che vengono più richiesti?                                              <<L’anguilla è il pesce con più valore sul mercato, poi viene il persico reale che è molto buono. Quello con meno valore è il carassio: ha tante lische ma ha alti valori nutrizionali ed è ricco di Omega-3>>. C’è un pesce che ha una storia interessante?                                            <<L’anguilla è il pesce più affascinante. Non si riproduce in cattività, ma deve tornare al Mare dei Sargassi. Appena nate le anguille sono cieche. Seguiranno la Corrente del Golfo per arrivare fino al Nord Europa oppure entreranno nel Mediterraneo. Da qui risalendo il fiume Tevere, il Nestore, il torrente Caina e l’Emissario, potrebbero giungere al lago Trasimeno, ma gli ostacoli da superare sono veramente troppi. In realtà le anguille che sono qui sono state portate al Trasimeno anni fa, sono cresciute e stanno invecchiando qui, non possono tornare al mare>>. Ci sono molte anguille nel lago?  <<Purtroppo è una specie in via d’estinzione. La Commissione pesca delle Nazioni Unite, ormai da due anni, ha deciso uno stop alla pesca delle anguille nel Mediterraneo per sei mesi. Negli ultimi trent’anni l’inquinamento e la pesca hanno ridotto sensibilmente la loro popolazione. Intanto la nostra Regione ha vietato la pesca della specie fino al 31 marzo>>.  Qual è la filiera del pescato?  <<Una volta pescato il pesce viene sbarcato al punto sbarco. Subito è portato nello stabilimento di conferimento per essere pesato, selezionato e infine stoccato nella cella di refrigeramento. Inoltre giornalmente viene portato al laboratorio per essere lavorato: sfilettato, affumicato, trasformato in paté>>. Come viene impiegato il pesce?                                                                                   <<Il pesce del Trasimeno è saporito, gustoso, dalle carni pregiate e delicate. Con i pesci di lago si possono realizzare tante ricette che sono i piatti tradizionali del territorio. Un esempio su tutti è il Tegamaccio>>. Pescatori del Trasimeno  La pesca è uno dei mestieri più antichi tramandati dalla storia. Il lago Trasimeno per la sua pescosità ha rappresentato nel tempo un grande serbatoio alimentare dove tale attività diventò una preziosa risorsa collettiva. C’è una grande continuità tra le modalità di svolgimento della pesca odierne con quelle in uso cinque secoli fa, come d’altronde diverse trasformazioni. Ne sono un esempio il giacchio e il tofo: il primo, in uso fino a poco tempo fa, l’altro tutt’oggi utilizzato. Un particolare tipo di pesca, quella dei “Tori”, fu l’attività produttiva principale al Trasimeno durante il Medioevo, e coinvolse gran parte della popolazione lacustre. Una pesca che sfruttava la tendenza del pesce a cercare riparo e tepore in inverno all’interno di mucchi di fascine di quercia, sommerse durante l’estate ma che necessitava di acque basse. Con l’aumento del livello del lago, nel 1500 e soprattutto nei primi del ‘600 è stata abbandonata. Le pesanti reti di canapa, oggi, sono state sostituite da quelle in nylon e al posto dei carrettieri, che in inverno trasportavano ininterrottamente il pescato nei paesi vicini e nella città di Perugia, è sorta la Cooperativa Pescatori del Trasimeno che, oltre a preservare il mestiere del pescatore professionista, provvede alla cattura, alla trasformazione e distribuzione del prodotto ittico nel territorio. Tratto da Giannantonio Campano, TRASIMENO FELICE, Edizioni Dell’Arquata

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L’influencer Pietro Vannucci ospite alla Corte di Agello

28 Aprile 1506Il dì 8 novembre 1505 i cortigiani di Agello hanno organizzato una piacevole giornata tra arte e cultura da trascorrere presso il Castello.Sono stati invitati ospiti illustri. Tra questi, pensate un po’ chi è arrivato?Da Città della Pieve Messer Pietro Vannucci, il Divin Pittore, influencer di molti artisti del nostro tempo.Il Maestro, ammirando il meraviglioso panorama presentatosi di fronte ai suoi occhi fuori dal Castello, è rimasto subito ammaliato.Durante la giornata gli artisti agellesi hanno avuto l’onore di conoscere meglio il Vannucci, che ha condiviso con loro il suo stile pittorico e alcuni suoi segreti da artista.La giornata è trascorsa tra musiche, danze e banchetti con la gioia di tutti.Gli artisti locali, nei giorni seguenti, facendo tesoro di questa rara occasione, riunitisi tra di loro hanno pensato di realizzare una loro opera. Hanno reinterpretato in modo originale il famoso dipinto del Perugino “L’adorazione dei Magi”.Dopo alcuni mesi di studio delle proporzioni e minuzioso lavoro, il risultato è stata una magnifica opera che è esposta presso la sala principale del Castello di Agello.Il capolavoro sta attirando visitatori di tutto il territorio!Anche lo stesso Pietro Vannucci ne è rimasto piacevolmente stupito!Questi eventi stanno favorendo ancor più la notorietà del Divin Pittore già famoso influencer dei nostri giorni. Ad oggi conta milioni di followers! https://youtu.be/oamkicAXU4U

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