Perugino: LE ORIGINI

Castello Bufalini si tinge di rosa

Innamorato sbadato dimentica i versi scritti per l’amata, indispensabile l’intervento della giovane armata delle quinte di Magione Diomede innamorato, preso nella ricerca della rima perfetta per conquistare il cuore della sua amata, stavolta l’ha combinata grossa! Distratto dalle opere, ricche di fiori e vegetali, il giovane della casata dei Bufalini, passeggiando per le sale del suo Castello, edificato a San Giustino, si è dimenticato il luogo nel quale ha nascosto la poesia per la gentil donzella che gli ha rubato il cuore. Vani tutti i tentativi di ricerca. La servitù ha buttato all’aria tappeti, spostato quadri e rovistato dentro enormi camini e vecchi cassoni, ma niente, del messaggio non vi è traccia. E poi…come a volte capita, succede qualcosa di inaspettato e, anche se non si sa bene come e perché, tutto si aggiusta. Il caso vuole, infatti, che una baldanzosa armata, formata da coraggiosi cavalieri e impavide donzelle, si sia trovata a passar proprio da quelle parti e, commossa per il disperato appello del giovane si sia adoperata per risolvere l’arcano. Armati di spirito di osservazione, intraprendenti intuizioni e ingegno assai brillante, i quarantacinque ragazzi si sono impegnati in una singolar contesa: una caccia al tesoro tra ARTEORTO. Le tracce lasciate, infatti, da Diomede hanno richiesto una lettura attenta delle opere esposte nelle stanze del Castello e degli affreschi che decorano i soffitti. Tra la rosa che spicca nello stemma del nobile casato, ghirlande di alloro, cespugli di gelsomini e improbabili insalate di verdure e frutti, ma anche draghi e strane creature volanti, correndo su e giù per le scale che conducono dalle cucine alle stanze padronali, alla fine lo scrigno è stato ritrovato. Saranno state sufficienti quelle dolci parole a conquistare il cuore della giovinetta? Questo, caro lettore non c’ è dato sapere, ma nel borgo si mormora di due giovani che, ogni sera al tramonto passeggiano mano nella mano per i giardini del Castello. Un ringraziamento speciale all’Azienda Aboca di Sansepolcro che ha in parte finanziato il progetto per le classi VA-VB della Scuola Primaria di Magione

Castello Bufalini si tinge di rosa Leggi tutto »

Un giardino in palazzo

LA PRIMAVERA DI SANDRO BOTTICELLI FIRENZE 1498 Nel Palazzo di via Larga a Firenze, è stato collocato un meraviglioso di dipinto attribuito al pittore Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi , detto Sandro Botticelli, amico di bottega di mastro Pietro Vannucci, in cui la natura, tanto cara al pittore e alla corte fiorentina, emerge in tutti i suoi aspetti. Il dipinto viene eseguito per Pierfrancesco dei Medici, cugino di secondo grado di Lorenzo il Magnifico che sta avviando Firenze a uno dei suoi più grandi periodi di splendore. Botticelli sembra essere molto legato alla cerchia medicea di cui rappresenta gli ideali di bellezza e armonia. Il capolavoro di Botticelli, La Primavera, ritrovato nel Palazzo di via Larga ,che lascia estasiato l’osservatore, colpisce per la straordinaria varietà di fiori e piante raffigurate. Nella penombra di un boschetto d’aranci e alloro le otto figure presenti nell’opera d’arte: Zefiro, Flora, Venere, Cupido, le Grazie e Mercurio sono immerse nel verde, su di un meraviglioso prato fiorito, in cui si contano tantissimi fiori disegnati minuziosamente. Si parla di circa 500 specie vegetali raffigurate. Con ogni probabilità, sulla scia dell’amico Leonardo da Vinci, Botticelli si è basato sull’osservazione diretta della flora nei dintorni di Firenze e dei numerosi erbari che circolano nei manoscritti. Fiori, frutti, piante ed erbe fanno di questo dipinto un capolavoro nel capolavoro. Tantissime le margherite, le rose, le viole. Scorgiamo anche l’elleboro, la viperina azzurra, la camomilla e la tossilaggine, garofani, fiori di fragola, fiordalisi e uno splendido iris, noto anche come giglio di Firenze, una pianta che cresce in modo spontaneo in questa meravigliosa città. Ma perché il pittore fiorentino esalta in questo dipinto la natura? Pochi sono i dubbi in merito… Botticelli è un cronista, anzi, meglio, un documentarista meticoloso della realtà che vede essere a lui contemporanea. Nella Firenze medicea i giardini diventano simboli della potenza della famiglia dei Medici ed è per questo che diventa di fondamentale importanza la loro progettazione iconografica. Pertanto, l’opera di Botticelli, si pone come fondamentale testimonianza delle dinamiche culturali fiorentine, con particolare riferimento al ruolo dei Medici, nella rinascita della città.

Un giardino in palazzo Leggi tutto »

Il tesoro… in un soffitto

I Monuments Children suggeriscono: MeravigliArteVi! Sorprendente scoperta alla sala consiliare del Municipio di Magione. Tutti i bambini delle scuole dell’infanzia del nostro Comune, guidati da AGENTI SPECIALI, quelli del Sistema Museo, sono andati alla ricerca dei tesori del territorio, attraverso l’osservazione e l’analisi dell’affresco magistralmente dipinto da Gerardo Dottori sul soffitto della celebre sala. Come dei veri e propri  esploratori, divisi in piccoli gruppi, hanno avuto un unico scopo:  proteggere le opere d’arte da uno dei pericoli più frequenti che possano accadere : venire dimenticate!! Sono stati avvistati campanili, torri, alberi, animali, ma anche il lago, le colline e i prodotti legati alle diverse frazioni, descritti con simboli e colori diversi. Fondamentale è stato ritrovare i paesaggi da loro conosciuti nell’affresco. Ma il tesoro più grande è la meraviglia, lo stupore che si legge nei volti dei piccoli, nei loro occhi spalancati, che invitano tutti noi a lasciarci sorprendere. Articolo realizzato dalla Redazione del plesso classi quinte di Magione https://youtu.be/0pUM4LZ5FnY

Il tesoro… in un soffitto Leggi tutto »

Perugia, novità in tavola e in tavolozza

Questa mattina si aggirava, tra i banchi del mercato, Pietro il perugino in cerca delle novità’ alimentari di cui gli esperti dietologi parlano. Si vocifera che dalle nuove terre sia in arrivo una stiva carica di golosità. Questa mattina tra i banchi del mercato, il “divin pittore” era in cerca delle novità alimentari. Cibi curiosi oltre che buoni: chicchi dal giallo intenso che se messi nel fuoco scoppiettano come fuochi d’artificio e diventano croccanti nuvolette bianche. Sassi che immersi nell’olio bollente sono il cibo preferito dell’umanità! E che dire delle nuove mele rosse da mangiare in insalata oppure con dei lunghi spaghetti? Anche il Perugino non ha resistito e questa mattina è andato al Mercato Coperto di Perugia …cosà avrà in mente? Gente a cena? Userà i nuovi prodotti per la sua tavolozza? Magari un bel rosso pomodoro o il giallo mais per le ali dei suoi angeli? Se si metterà in cucina piuttosto che davanti al solito cartone, speriamo non faccia prendere un brutto mal di pancia ai suoi ospiti! In attesa di essere stupiti con una novità, auguriamo al caro Pietro buon appetito!

Perugia, novità in tavola e in tavolozza Leggi tutto »

Il guardaroba di una nobildonna

Ottobre 1500: la prima settimana della moda! Presentiamo le novità e i must-have di questa stagione! Il più importante elemento dell’abbigliamento femminile è la GAMURRA che presenta la vita alta, le maniche basse con larghi squarci dai quali escono gli sbuffi della camicia e sono spesso di una stoffa diversa, intercambiabili.   Ottobre 1510: la moda cambia… La vita si abbassa, si inseriscono le spalline imbottite e i colori diventano più scuri.  La parte inferiore degli abiti femminili è tesa e resa voluminosa dalla FALDIGLIA (VERDUGALE) che stretta alla cintura, si gonfia a campana a mano a mano che scende ai piedi. La struttura è composta da imbottiture poste sull’orlo del vestito oppure da cerchi rigidi di legno o di ferro che danno la caratteristica delle gonne a forma di campana. GRANDE SCANDALO IN ITALIA: le donne con la faldiglia iniziano ad usare i calzoni alla galeotta! Sulla veste si indossa la sopravveste, ampia e ricca di ornamento, le maniche sono del tutto aperte e lasciano uscire le maniche della veste di sotto. Sulla sottana si può indossare anche il ROBONE, indumento lungo fino a quasi terra aperto davanti con maniche ampie e foderate di pelliccia o stoffa. Simile al robone ma più leggera è la ZIMARRA. Le camicie sono bianche e leggere, arricchite da ricami. 1533: NOVITÀ NEL MONDO DELLA MODA! Caterina de’ Medici indossa i tacchi alti in occasione delle sue nozze con il duca di Orléans; i tacchi riscuotono un enorme successo e sono considerati un privilegio   dell’abbigliamento femminile. Altre grandi novità del secolo per l’eleganza delle ricche signore sono: le calze a maglia elastiche, eseguite a mano quindi molto costose e lo zibellino da mano che viene poggiato su una spalla o portato al collo. I guanti italiani raffinati e profumati stanno diventando un cult all’estero; un ventaglio in mano rende très chic! Cosa sarebbe un vestito senza gioielli? Orecchini, medaglie d’oro, collane e bracciali di perle sono essenziali! E non dimentichiamoci di usare… Profumo in grande abbondanza!   https://youtu.be/ZPsll_pQe8I

Il guardaroba di una nobildonna Leggi tutto »

Verona, giovani avvelenati d’amore

Verona 1511 – Da giorni ormai, una triste storia viene narrata in ogni dove, agli angoli delle vie più importanti, come anche nelle strade che dalle porte principali delle città conducono a sperdute cascine tra campagne sterminate o piccoli borghi arroccati su troneggianti colli, fino ai sontuosi palazzi, residenze di nobili e illustri famiglie. E’ la storia di due giovani che, durante il ballo in maschera per festeggiare il carnevale, nella bella Verona, la sera dell’11 febbraio, si sono perdutamente innamorarti. Ma il destino ha deciso di metterci lo zampino… la famiglie, sebbene imparentate tra loro, sono in disputa e hanno fatto di tutto per separarli, riuscendoci. Dalle liete e spensierate danze alla separazione dei due il passo è breve. Come pure quello che conduce il giovane Luigi ad una tragica morte in battaglia e la bella Lucina di Sarvognana, alle imposte nozze con un nobile. Ma domandiamo ad un testimone, presente ai fatti, l’arciere Peregrino, fidato servitore di Luigi da Porto. Messere avete assistito ai fatti, corrispondono al vero? “Porto meco un documento, prova della veridicità degli eventi, il codice trascritto direttamente dal protagonista della storia. Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti con la pietosa loro morte intervenuta già nella città di Verona nel tempo del signor Bartolomeo della Scala Cosa potete dirci sul triste amore dei due protagonisti? “ Cupido ha scoccato una freccia durante il ballo. Ricordo bene, il giorno dopo, la tristezza nel volto del mio Signore, al rifiuto dello zio di lei alla richiesta delle nozze. Tanto che mi sono permesso di dar lui consiglio: “Volete voi sempre in trista vita vivere, perché bella crudele, altrimenti mostrando, poco vi ami?” Qual è il giudizio vostro riguardo ad una tal tragedia? “ Traggo una visione nefasta della donna, che, a mio parer, ancor prima che l’amato abbia esalato l’ultimo respiro, era già in cerca di marito. Mi domando quante oggi sarebbero così fedeli al proprio innamorato da seguirlo nella morte?” Al fidato Peregrino vorremmo spoilerare che verrà un tempo in cui, un famoso scrittore d’oltre Manica, ispirato da queste vicende, narrerà la storia di Romeo e Giulietta, che entrambi preferiranno la morte al viver separati. Per sfuggire alle famiglie, grazie al saggio speziale Romeo beve una pozione e cade in un sonno ingannatore. Giulietta, che per scherzo del destino non sa dell’artificio, vedendolo nel letto di morte, si pugnala. Il giovane risvegliatosi, comprende l’inevitabile e si toglie la vita con lo stesso veleno che prometteva prima la salvezza per entrambi. Guarda lo short su youtube Ma chi sarà mai questo speziale? Tra scienza e magia, il potere degli speziali Romeo compra dallo speziale di Mantova “un grammo di veleno, ma che sia roba sbrigativa, da stender morto appena si diffonde nelle vene”. Roba forte. Varchiamo la soglia della sua bottega, dove sull’architrave si legge (ancora!) “Pharmacopoeorum Collegii”. Tra alambicchi e distillatori, l’attento speziale realizza preparati con arsenico, cianuro, cicuta, aconite e belladonna. Il più potente è l’aconite, una pianta da cui si estrae il pericoloso principio attivo. Non si conosce tuttora l’antidoto. La belladonna, dal nome suadente e ingannevole, rimane il più utilizzato. Nell’antica Roma come ai tempi nostri veniva usato dalle donne per rendere più colorito il viso e più dilatate le pupille. Nomen omen insomma. La differenza stava tutta nel dosaggio. Poche gocce per rilassarsi, di più per morire.

Verona, giovani avvelenati d’amore Leggi tutto »

Tra arte e bontà: passeggiando come un perugino

Cronaca di una giornata “squisita” Perugia 13 Aprile ‘23 – Le classi quarte della scuola primaria di Magione giovedì sono andate in gita a Perugia, per ammirare la mostra su Pietro Vannucci, allestita alla Galleria Nazionale Umbra, per celebrare il cinquecentesimo anniversario della sua morte . “Appena entrati a scuola, abbiamo indossato dei budget particolari, con una griglia e diversi cibi raffigurati e ci siamo diretti alla Stazione di Magione”, commenta Livio. Alle ore 8.49 in punto i passeggeri sono saliti sul treno: direzione Perugia Fontivegge. Velocemente a piedi, i ragazzi hanno raggiunto la vicina fermata del Minimetrò e sono saliti su due vagoncini grigi che camminano su un unico binario rosso, sospeso da terra per quasi tutto il tragitto. I vagoni non hanno pilota a bordo e non hanno sedili per tutti i passeggeri, infatti la maggior parte viaggia in piedi, facendo attenzione a tenersi saldamente alle maniglie. “Abbiamo risalito con le scale mobili il colle Landone e … non potete immaginare che SORPRESA ci aspettava!” Esclama Aurora con un sorriso che la dice lunga. “E’ iniziato il nostro percorso degustativo: alcuni genitori hanno improvvisato un pic-nic a base di MARITOZZO con la panna” spiega Mattia. “Esiste un modo migliore per iniziare la giornata?” Aggiunge la maestra. E così, è stato contrassegnato il primo spazio del budget. L’avventura è continuata con la visita al Nobile Collegio del Cambio e della Mercanzia del Palazzo dei Priori. Nella prima stanza, tutta affrescata, spicca il celebre autoritratto del Perugino, firma delle sue imprese pittoriche. “Nella seconda invece, interamente rivestita di legno intarsiato, abbiamo scovato, dietro una porticina mimetizzata nella parete centrale, una delle tredici chiavi che aprono il forziere custodito nel Duomo di Perugia.” racconta Ambra. E’ stata quindi la volta della Galleria Nazionale dove, appunto è ospitata la mostra su “Perugino nel suo tempo”. Sofia, la guida che aveva già introdotto l’argomento durante un laboratorio a scuola, ha fatto curiosare i ragazzi tra opere che provengono dai principali musei europei e non solo. Dopo un breve percorso per il centro storico della città, dall’acquedotto all’Arco Etrusco, dalla Fontana Maggiore a Piazza Italia, la fame si è fatta sentire: fermata al “Testone”, per assaggiare la tipica torta al testo e poi alla pizzeria del vicolo, per gustare un trancio di pizza filante. E per umbri doc non poteva mancare una fetta di ciaramicola, dal suo colore fucsia inconfondibile che contrasta con la bianca meringa, rallegrata da praline colorate. La pioggia ha costretto l’allegra brigata ad accelerare il passo e dirigersi al MANU, alla ricerca del Cippo Perugino, una tra le steli più importanti della storia, studiate in classe. “Saremmo rimasti a vedere i reperti, se non fosse stato per il treno, che come si sa, non aspetta nessuno”. Osserva Filippo. E quindi via, senza però dimenticare la cappella di San Severo per l’affresco lasciato incompleto da Raffaello, e portato a termine dal vecchio maestro Pietro Vannucci e degustare del buon cioccolato, vanto della città, che ogni anno riunisce con Eurochocolat i golosi di mezzo mondo. Stanchi, ma sazi, grazie a tutte le meraviglie, viste e assaggiate, i ragazzi sono rientrati alla tranquilla stazione di Magione, dove il pubblico delle grandi occasioni, genitori, fratelli più grandi e piccoli, qualche nonno, li aspettava.

Tra arte e bontà: passeggiando come un perugino Leggi tutto »

Cuochi si nasce o si diventa

L’arte del buon cucinare da oggi in un codice Milano, quasi 1500- Dopo aver allestito e curato la realizzazione dei banchetti offerti dalla Nobile famiglia Sforza, al culmine della carriera, Maestro Martino scrive il più grande trattato di cucina del tempo. Il Libro de Arte Coquinaria, in sessantacinque fogli non numerati e scritti in lingua volgare, racconta l’arte del cuoco estroso e modernizzatore. Uno dei principali elementi distintivi dei suoi piatti è il ritorno alle materie prime, evitando l’abuso di spezie, com’era d’abitudine pochi anni fa, quando le spezie, e la loro abbondanza, simboleggiavano la ricchezza del padrone di casa. Il ricettario non dà tempi e quantitativi: chi gestisce il team di sottocuochi, in grado di servire pranzi per centinaia di persone, ben li deve conoscere! La tavola diventa un crocevia, il luogo dove si incontrano paesi lontani: maccheroni romaneschi, zuppe alla lombarda, luccio alla francese, berlingozzi alla senese, pasta tedesca, mariconda aragonese, torta d’erbe ferrarese e la salata zuppa inglese, riso e farro alla turchesca, minestra ongaresca e una curiosa “torta con diverse materie”, dai napoletani detta pizza. Ma sentiamo una voce proveniente direttamente dalla cucina, quella di Madonna Alessia Uccellini della locanda “Il Fiorentino” nel borgo di Sansepolcro Camina e magna come un perugino Un incontro con i fiocchi: la maestra di cucina Alessia Uccellini racconta Non si può ricostruire il sapore giusto o l’impasto esatto di un cibo tanto distante nel tempo, perché dal Perugino a noi sono passati 500 anni, ma è interessante capire come si siano evoluti i gusti e gli alimenti. L’aria che respiriamo oggi “PUZZA”, ovvero l’uso costante e massiccio del petrolio bruciato, ha trasformato i nostri canali recettori, il naso e la bocca non sentono più in modo pulito odori e gusti. Inoltre, ci sono alimenti che non potremo più assaggiare: l’uru, un bufalo originario del nord Europa, si è estinto, per cui non conosceremo mai il sapore della sua carne. Come d’altronde non mangiamo più orsi o pavoni, che invece si trovavano nelle tavole rinascimentali. Oggi abbiamo solo i frutti e le verdure selezionati dall’evoluzione, cioè quelli più resistenti ai parassiti e facili da produrre in grandi quantità. Si è anche perso un sapere importante: la conoscenza di erbe di campo, di bosco buone da mangiare è rara. E’ difficile trovare codici di ricette scritte. L’archeologo culinario ricostruisce faticosamente una ricetta attraverso diversissimi reperti: ritrovamenti di maioliche, resti di cibi, tipi di pentole e pochi manoscritti Le ricette, infatti, venivano tramandate per lo più oralmente. Il Bronzino, un pittore del 500, racconta, in una filastrocca la ricetta della panzanella: Ma chi vuol trapassar sopra le stelle, di melodia, v’aggiunga olio e aceto, e’ntinga il pane e mangi a tira pelle…un’insalata di cipolla trita colla porcellanetta (portulaca) e citriuoli, vince ogni altro piacer di questa vita…considerate un po’ s’aggiungessi basilico e ruchetta, oh per averne, non è contratto che non si facessi. Anche l’arte contribuisce a ricostruire le pietanze del passato. Ad esempio Le nozze di Cana del Veronese e l’Utima cena di Leonardo da Vinci sono un’altra fonte da cui ricavare i cibi mangiati nell’antichità. Nell’opera L’ultima cena, Leonardo documenta i tipi di cibo mangiati comunemente all’epoca di Gesù, sopra il tavolo ci sono anguille e arance, oltre al pane e al vino. Non a caso, i cristiani la sera del Venerdì Santo ancora mangiano il pesce.

Cuochi si nasce o si diventa Leggi tutto »

Congiura familiare per il dominio di Perugia

Ferocia inaudita insanguina le strade cittadine PERUGIA- Nella notte tra il 14 e 15 luglio 1500 è accaduto un fatto scioccante che ha sconvolto tutta la città. Alle prime luci dell’alba, davanti alle residenze dei signori di Perugia, si è consumata la tragedia. Ad avere la peggio sono stati alcuni membri della famiglia Baglioni. IL FATTO- IL 28 Giugno scorso Lavinia Colonna, figlia dei signori di Roma, era arrivata a Perugia per sposare Astorre Baglioni, figlio di Guido, Signore di Perugia. I festeggiamenti di nozze sono proseguiti per più di dieci giorni, fino a che nella notte tra il 14 e 15 luglio i cospiratori hanno agito con ferocia inaudita. L’omicidio è stato organizzato a tavolino da alcuni membri della stessa famiglia, che molto probabilmente per invidia e gelosia, volevano prendere il posto dei signori di Perugia. I cospiratori, approfittando dell’assenza dalla città di Adriano e Giampaolo Baglioni con il suo esercito, guidati dal Bargiglia, all’anagrafe Carlo Baglioni, e segretamente appoggiati da Giulio Cesare da Varano, signore di Camerino e altri, sferrarono l’attacco alle residenze dei Baglioni, proprio dopo i festeggiamenti di nozze. Alcuni testimoni raccontano che gli stessi assassini vi hanno partecipato nascondendo così le loro intenzioni. Si racconta che la sera prima del matrimonio un bruttissimo temporale abbia spaventato gli invitati, qualcuno ha gridato  dopo l’accaduto: – “ Terribile presagio di morte!”- L’AGGUATO-Sembrerebbe che Filippo Baglioni, dopo aver ucciso con le sue stesse mani Astorre, gli abbia strappato il cuore. Alcuni testimoni riportano che i corpi di Astorre e Lavinia siano stati trascinati per le strade della città. Fortunatamente, aiutati da alcuni vicini, Gentile e Rodolfo Baglioni sono riusciti a scappare a cavallo. I cospiratori speravano nell’appoggio dei cittadini ed invece sono stati raggiunti il giorno successivo dall’esercito di Gianpaolo, tornato in città per riprendersi il potere, e sono stati uccisi. I cittadini di Perugia possono tirare un sospiro di sollievo e tornare a dormire sogni tranquilli, i Baglioni hanno avuto giustizia! https://youtu.be/S_nqIONWUpw

Congiura familiare per il dominio di Perugia Leggi tutto »