Perugino: LE ORIGINI

La vita del Perugino a puntate: n.1

Ricostruzione “giocosa” della vita del Meglio Maestro d’Italia”, attraverso fonti più o meno autorevoli, immaginando i dialoghi di un’improbabile chat social Biografie e memoria Per rispondere alla domanda “chi sono?”, e quindi definirci come individui, dobbiamo ricorrere ad una narrazione: la narrazione della nostra storia, che si sviluppa nell’intreccio di relazioni umane, parole, immagini, gesti e attività che si creano intorno ad un ambiente, in un certo momento. Ogni cosa condiziona l’altra e ci rende attori e insieme spettatori nel teatro della vita. E a complicare il tutto, c’è la memoria collettiva: non siamo solo quello che siamo, ma siamo anche la percezione che gli altri hanno di noi. Il Perugino, garzone alla bottega del Verrocchio, di certo non sapeva quanta importanza avrebbe avuto nei secoli successivi, quanto il suo stile avrebbe condizionato i posteri. Proprio come Tutankhamon non si sarebbe mai immaginato di essere disturbato nel suo sonno eterno per entrare nella lista delle 10 scoperte archeologiche più importanti del mondo, o Cleopatra di essere ricordata non per le sue imprese da regina d’Egitto, ma per la spettacolare morte con il veleno di un serpente; o di Newton, del quale più che la teoria scientifica, si ricorda la scenetta della mela che cade dal ramo! Alle volte accade invece il contrario: nel tentativo di restare ben impresso nella mente dei posteri si compiono imprese sensazionali, e si dà fondo a tutto il proprio il patrimonio, e nonostante questo, le cose poi non vanno come nei piani: è il caso dell’imperatore Tito Flavio Vespasiano, che si stima avesse speso l’equivalente di 700 milioni di euro per finanziare l’Anfiteatro Flavio di Roma, che ahimè, finì per essere ben più noto come Colosseo (e beffa, vide invece il proprio nome associato ai bagni pubblici!). O di Napoleone, del quale più della memoria delle grandi battaglie resta quella della sua (poca) altezza e la sua posa buffa nei ritratti, con la mano a reggere le bretelle! Difficile dire che cosa lasceremo di noi, cosa di noi ricorderanno i futuri storici, giornalisti, ricercatori. Dunque resta solo una cosa da fare, quando decidiamo di fare qualcosa: sperare di farla bene! Serena Trippetti Dott.ssa Archeologa

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Non ce resta che vendemmia’

Pian di Carpine – Come ogni anno, nel periodo di settembre, le famiglie dei contadini di buonora si recano lungo i filari che segnano come righe precise le morbide colline intorno alla piana, ricoperta, perlopiù, da carpini, ma anche da qualche gigantesca quercia in qua e in là. E sopra, sulla collina più alta, c’è l’abitato, detto ancora Villa di Pian di Carpine. Quando l’aria si fa tiepida, capita spesso che i bambini, stanchi di ripetere lo stesso gesto, staccare con un colpo secco i grappoli d’uva e adagiarli in cestelli o piccole cassette, dopo una merenda, rimediata dai resti della cena della sera precedente, si mettano a correre e a ricorrersi, sotto lo sguardo bonario dei genitori, che al contrario non smettono di lavorare finché non si fa buio. Ci sono dei giochi che non hanno tempo, ci hanno giocato, ci giocano e ci giocheranno tutti i bambini, di tutti i paesi e di qualsiasi epoca. Cambiano i paesaggi, i loro nomi, magari i vestiti che indossano e il cibo che mangiano, ma date loro un campo… e nessuno potrà resistere alla tentazione di correre spensieratamente a perdifiato.https://www.youtube.com/watch?v=Dp2oP_KtayQ

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Open day alla bottega di Mastro Pietro Vannucci: la tecnica dello spolvero

Perugia- 1495. Mastro Pietro Vannucci, detto il Perugino, organizza un Open Day e apre la sua bottega agli aspiranti allievi mostrando loro la tecnica che predilige per realizzare i suoi affreschi: la tecnica dello spolvero. Il Maestro spiega che la tecnica, molto diffusa tra i maggiori artisti della nostra epoca, prevede la realizzazione di un disegno a grandezza naturale su un cartone. Terminato il disegno, il Maestro, mostra che per trasferirlo dal cartone alla superficie dove deve essere realizzato l’affresco, bisogna perforare con un chiodo le linee che compongono il disegno e appoggiare il cartone sull’intonaco fresco. Il passaggio successivo è quello di spolverare il cartone con un tampone intriso di finissima polvere di carbone o ocra rossa. In questo modo la polvere, passando attraverso i piccoli fori, lascia la traccia del disegno da seguire per la stesura del pennello. Pietro Vannucci genera un forte clamore tra i giovani talenti quando mostra il suo studio facendo notare i piccoli vasi di vetro contenenti le varie polveri di colore ricavati dallo sminuzzamento di lapislazzuli, cocciniglia e oro puro. Il maestro spiega che questi prodotti sono molto preziosi e costosi , il loro valore è di dieci Fiorini l’oncia, vale a dire che una minuscola presa di quella polvere può costare anche un fiorino intero. Di grande interesse risultano essere anche i pennelli che il pittore custodisce nella sua scuola d’arte; tutti realizzati con pelo di scoiattolo, di puzzola e di seta. L’incontro termina con la visita di un’altra stanza della bottega dove “l’ aiuto” del Perugino mostra come , con il tuorlo d’uovo, è possibile ripassare alcuni colori per dare maggiore luminosità ad una tela appena conclusa. https://www.youtube.com/watch?v=irfDqN00-vo

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Terminati i lavori alla Sala del Nobile Collegio del Cambio di Perugia

Perugia 1500 – Il maestro Pietro Vannucci, dopo più di quattro anni di lavoro, svolto insieme agli allievi della famosa Bottega di Perugia, ha terminato la decorazione della sala del Nobile Collegio del Cambio, con un ciclo di affreschi destinato a lasciare un segno di splendore nel tempo. Chiediamo un commento, sul suo modo di lavorare, direttamente al Divin Pittore “ Da anni ho consolidato la tecnica, da tutti ritenuta rivoluzionaria , di scomporre in “piattaforme girevoli” i cartoni, in modo da permettere di lavorarci a più mani contemporaneamente. Perché ciò sia possibile occorre una precisa applicazione dei cartoni preparati a spolvero. Tutto deve essere organizzato nei minimi particolare, solo il paesaggio viene lasciato fuori”. Una mente sicuramente organizzata, capace di pianificare le giornate lavorative nei minimi dettagli, ha reso il Perugino un pittore di fama diffusa: da Milano e Venezia a Roma e Napoli piovono commissioni di opere importanti al Maestro divenuto exemplum per i più illustri ingegni. L’arte del Cambio, la più potente insieme a quella della Mercanzia, garantisce la corretta commutazione del denaro e pronuncia sentenze in materia, svolgendo la funzione anche di tribunale. La sua sede, magistralmente decorata, viene oggi firmata dal Maestro con il proprio autoritratto, non si può dire che il Perugino “non ci abbia messo la faccia”. https://youtu.be/nSnt5fiZY8chttps://youtu.be/o8AbmoRmCac Che mi passa per la testa?   Pietro Vannucci, detto il Perugino, è uno degli artisti più studiati al mondo. Non poteva essere altrimenti, i suoi colori e la loro liricità, i suoi volti eterei e veri, la sua luce genuina sono stati fattori che hanno segnato in modo indelebile la Storia dell’Arte italiana e mondiale. Non possiamo non parlarne, soprattutto noi umbri. Perugino ha esaltato la nostra, e la sua, terra in ogni singolo quadro: i puri scorci collinari, le prospettive aere sul verde splendente…sono il risultato di un raffinato e profondo legame tra il pittore e la natura che lo ha circondato sin dalla nascita. L’inverno scorso, la cooperativa Sistema Museo con cui lavoro, ha instaurato una collaborazione progettuale con le scuole del territorio al fine di avvicinare i bambini e i ragazzi alla personalità di Perugino e alle sue opere. Il progetto si chiamava “500% Perugino Learning” organizzato in occasione dei cinquecento anni dalla morte dell’artista. Io ho ricevuto l’incarico di operare in alcune classi di Perugia e del Circolo Didattico di Magione. Avevo già avuto modo di relazionarmi con i bambini e i ragazzi all’interno della Galleria Nazionale dell’Umbria cercando di suscitare curiosità e meraviglia accompagnandoli alla scoperta delle opere esposte. Diversa era la dimensione dell’aula scolastica che poneva nuove domande nella mia mente. La risposta ad esse avrebbe reso proficuo e indimenticabile il mio intervento. Superare la porta di quelle stanze non come studentessa ma come “esperta” mi fece battere forte il cuore. Emozionata, fremente di nostalgia, felice… L’impatto per me fu forte: anni prima, c’ero io dietro quei banchi ad ascoltare le insegnati o gli esperti, a stupirmi piacevolmente delle loro parole. Stare dall’altra parte, è veramente difficile: ci vuole passione, energia, grinta e tanto amore per la conoscenza e la sua diffusione. Pensai “ È un’ora tutta per questi bambini…e per me. Devo godermela, farli stupire. Io so cosa si prova stando dietro quei piccoli banchi”. I bambini che incontrai, furono una gioia. Sprigionavano curiosità da tutti i pori, erano affascinati, felici e vogliosi di comprendere appieno quello che stavo dicendo. Provai felicità a rispondere alle loro domande estremamente precise ed intelligenti. Io non ero più “l’esperta”, ma ero semplicemente Sofia: parlavo con loro e con le insegnanti in modo sereno ed appassionato. Quando vedevo le mani alzarsi sentivo il cuore battere forte perché so cosa vuol dire quella mano che punta al soffitto: volontà di andare a fondo, di comprendere maggiormente cosa è stato detto ma anche sentire l’urgenza di esprimere il proprio pensiero. In quelle classi, ho trovato dei bambini meravigliosi e meravigliati. Vederli provare quella curiosità, quella volontà di andare oltre ciò che è stato sempre detto e scritto nei libri di Storia dell’Arte già alla loro età, mi ha dato speranza. Ognuno di loro, ogni bambino in generale, è una luce viva che va coltivata ed incentivata a splendere sempre di più. Quegli alunni, mi hanno piacevolmente illuminato la mente e il cuore. Ho avuto la possibilità di rivivere pienamente quelle emozioni che provavo entrando per quella stessa porta quando avevo la loro età. Uscita dalla scuola, ero leggera, sentivo di aver imparato qualcosa da quei bambini ovvero non smettere di stupirsi. L’esperienza si è conclusa con la visita alla mostra dedicata a Perugino allestita all’interno Galleria Nazionale dell’Umbria. Ero quasi commossa: quelle luci brillavano ancora più forte, vibravano davanti alle varie opere. Percepivano l’impegno e la fatica provata da ogni artista nel cercare la miglior tonalità di colore, la giusta luminosità, la perfetta coralità della composizione. Mi sono divertita ed emozionata con loro. Ogni parola espressa dai bambini e dalle insegnanti ha rafforzato in me la volontà di studiare, di andare sempre a fondo nella storia delle opere e degli artisti. Concludo dicendo un grazie ai bambini e alle insegnanti che ogni giorno, con passione e amore incoraggiano ogni studente a brillare. Continuate ad illuminare il mondo. Sofia Brogioni Addetta Visite Guidate Sistema Museo

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